Occhio, non fatevi trarre in inganno dalla copertina “frastornante” e vividamente casinista, qui dentro circolano intimità malinconiche, rare felicità come Pass The Ball e fascini post folk, quell’esistenzialismo che guarda all’amore come se si guardasse a una fotografia color seppia e dalla quale ne traiamo fuori ricordi agri e poco altro.
Dolorous è l’esordio ufficiale del cantautore/musicista sudafricano Gil Hockman, un artista dalle forti connotazioni emozionali e con una gran voglia di raccontare le proprie vicissitudini di cuore, ma non con la melassa di prassi, ma con la confidenza di un soffio che si fa amico a ogni giro di stereo. Undici tracce dai forti spunti color bruma, il Cohen disilluso, Elliott Smith, tremori à la Eels, una tracklist che nella sua cadenzata movenza fa riflettere e pensare fitto, un qualcosa che poi si rispecchia in ognuno di noi, nelle nostre tenerezze non contraccambiate in I’m Only Here, Night Bird o Hungry, dentro i sorrisi mai spalancati di Dolorous.
Il solco lo-fi la fa da padrone, le corde acustiche di chitarra sono ragnatele impalpabili e i timbri chiazze pastello che scorrono lievi come nubi oziose in cerca di spazio, la pennata folk di Newish o Seasons e il tocco liquido di Roland che tiene in sospensione la bella Far Away sono le figure armoniche che rappresentano l’intero tutto, pagine di suoni e vibrazioni che l’artista di Johannesburg mette in fila in un libro di vita che non si sfoglia ma si ascolta.
(2015, Autoprodotto)
01 Dolorous
02 I’m Only Here
03 Newish
04 Night Bird
05 Hungry
06 Seasons
07 Fatherland
08 On My Own
09 White
10 Pass The Ball
11 Far Away
IN BREVE: 3,5/5