La musica è materia, ha forma e sostanza. Certo, spesso prova a bluffare con l’incorporeo, ma invece no, un corpo ce l’ha eccome. La musica di Giorgio Poi ad esempio. La puoi toccare, ha una superficie porosa poggiata su parallelepipedi leggeri. Come la sua voce: aquilone tagliente ma tenue. Come i suoi dischi: carta velina ché ci puoi vedere attraverso ma solo un po’ perché, se cambi angolazione, si fa opaca. Gommapiuma, il suo terzo capitolo da solista, è un disco che parte dalla materia.
Otto canzoni che raccontano e misurano la malinconia con lo stesso metro della musica. Canzoni a tratti antiche e lisce come azulejos portoghesi, a tratti talmente incastonate nel presente da sembrarne ingabbiate. È questa la poetica di Poi: ripudiare l’attuale ma esserne figlio, fuggire la realtà che ha le sembianze mostruose di un supermercato. Proprio Supermercato è forse il pezzo emblema del disco: intro di pianoforte con giro poetico, Giorgio con la sua prima persona. Scaffali, colori accecanti, il caos calmo di un deserto affollato di roba. È la solitudine che si palesa sotto forma di scatolette di latta.
È la somma di solitudini che fa una città e che puoi tastare con mano come i sentimenti, come la musica, come gli archi di Barzellette, gli arpeggi di Giorni Felici, quel rimbalzo di tamburi ne I Pomeriggi, come l’accartocciamento di voce in Rococò. Il pop che, assorbendo acqua piovana, cambia peso. Giorni dal cielo magnifico ma affilati come rasoi. Un materasso di gommapiuma che muta forme al passare delle stagioni.
(2021, Bomba Dischi)
01 Rococò
02 I Pomeriggi
03 Bloody Mary (feat. Elisa)
04 Gommapiuma
05 Giorni Felici
06 Supermercato
07 Barzellette
08 Moai
IN BREVE: 3,5/5