I Grails si confermano per l’ennesima volta una tra le migliori espressioni del post-rock del nuovo millennio. Ogni nuovo capitolo della loro carriera si rivela avvenimento unico nel cammino verso la trasmutazione delle forme e dei linguaggi espressi, adoperando una cura certosina verso ambientazioni sempre piĆ¹ tendenti alla cinematografia. L’estro descrittivo dei quattro di Portland, Oregon, tratteggia mondi sospesi in un’aura surrealista pervasa da foschie e rarefazioni, albe improvvise e tramonti lenti e rossastri. La bravura dei Grails sta nel non rendere banali emozioni universali come la malinconia, la ricerca di libertĆ interiore, l’ascesi spirituale che conduce dritto ad un contatto viscerale con la natura. Nei flussi sonori confluiscono diverse scuole del rock degli ultimi quarant’anni: dalla psichedelia ai trip space-rock, le evoluzioni progressive e le intersecazioni kraut. Il primigenio folk continua a vivere nel corredo genetico dei nostri, ma ĆØ adesso perfettamente integrato col nuovo corso intrapreso negli ultimi tempi.Ā Doomsdayer’s Holiday ĆØ addirittura la seconda pubblicazione della band in questo 2008, dopo l’ottimo āTake Refuge In Clean Livingā dei primi mesi dell’anno, disco anch’esso consigliatissimo dalla casa. Dagli umori contigui ma comunque differenti dal suo piĆ¹ diretto predecessore, questo lavoro ci conduce verso strade tortuose e caselli isolati dove riecheggia un’arcana anima soul dalle lontane campagne (Reincarnation Blues). Ci stanno i Pink Floyd dietro al lento incedere diĀ The Natural Man, frammento che si amalgama lentamente con l’ambiente circostante. L’indole nera qui sconfina, straripa e invade ogni singola nota, ogni piccola struttura, il tutto con un’attitudine tipica della movie soundtrack. Si giunge aĀ Predestination Blues giĆ pronti per la migrazione spirituale: ĆØ questo il momento migliore dell’intero platter, dove i proverbiali giochi di pieno e vuoto sono orchestrati con eccezionale maestria e le distensioni acuiscono il livello di tensione e suspense prima dell’ennesima deflagrazione, preannunciata da un nuovo innalzamento delle maree. I Grails hanno classe da vendere e sono adesso una mina vagante all’interno del mondo del post-rock, universo al quale appartengono solo per sommi capi e di cui, negli ultimi otto anni, sono tra i piĆ¹ convincenti e dotati esponenti. Ancora una volta un colpo di gran classe, ancora una volta un disco che merita applausi.
(2008, Temporary Residence)
01 Doomsdayer’s Holiday
02 Reincarnation Blues
03 The Natural Man
04 Immediate Mate
05 Predestination Blues
06 X-Contaminators
07 Acid Rain
A cura di Marco Giarratana