A due anni dal gioiellino “Rykestrasse 68”, passo che ha segnato un allontanamento dallo stile jazzato dell’esordio “Little Things” senza però con questo ripudiarne in toto i paradigmi, Hanne Hukkelberg rimette piede sulla scena pop. Blood From A Stone non rivoluziona il recente passato della polistrumentista e compositrice norvegese, ma piuttosto ne presenta l’assestamento dello stile. Assestamento che però lascia qualche scia di perplessità sulla buona riuscita di questo nuovo parto. Non stiamo asserendo che “Blood From A Stone” sia un lavoro di cattivo gusto o scadente, ma perde decisamente il confronto coi suoi due predecessori. La Hukkelberg di rado tenta di osare qualcosa di più negli arrangiamenti e nelle miscellanee stilistiche, peculiarità-cardine finora da lei dimostrate con grande fluidità. Se da una parte vengono piazzati refrain accattivanti, con la delicata voce di Hanne ad articolare con sensuale candore melodie di facile fruizione ma niente affatto sputtanate (Midnight Sun Dream, la splendida title-track), dall’altra parte sul disco aleggia una non trascurabile aurea di incompiutezza. Le tracce scorrono una dopo l’altra senza però colpire a fondo, eccezion fatta per un brano di grande valore come l’essenziale e già menzionata traccia che dona il nome al disco, “Blood From A Stone”. Rimangono sostanzialmente immutate le folgorazioni spirituali per Bjork, la cui ombra aleggia con una consistenza che va ben al di là dei lievi rimandi nei crescendo d’archi e keyboards di Salt Of The Earth o nelle arie lunari di No Mascara Tears e serpeggia più e più volte il rimasuglio delle passate collaborazioni coi connazionali (e sempre eccellenti) Jaga Jazzist (certe spigolosità tipiche del post-rock della banda si rintracciano in diversi punti, vedi In Here / Out There e Bandy Riddles). Ma rimane intatta quella sensazione di cui abbiamo fatto parola poc’anzi, la mancanza del guizzo e quel sentore che qualcosa di più poteva esser fatto. Nessun vizio di forma, solo un elettrocardiogramma che si mantiene costante senza segnalare picchi che inducono ad innamorarsi d’un disco. Insomma, quando due anni fa decantavamo la bravura di Hanne Hukkelberg lo facevamo senza freni. Oggi non ci rimangiamo una singola parola, consci del valore della giovane musicista nordica, ma al prossimo giro ci aspettiamo di più. Chi ha estro è tenuto a dimostrarlo sempre.
(2009, Nettwerk)
01 Midnight Sun Dream
02 Blood From A Stone
03 Bandy Riddles
04 No Mascara Tears
05 Seventeen
06 Salt Of The Earth
07 No One But Yourself
08 In Here / Out There
09 Crack
10 Bygd Til By
A cura di Marco Giarratana