Col suo primo full lenght, Keepsake, la giovanissima cantautrice australiana vince il torneo di freccette dell’hype indovinando tutte le mosse possibili. Dando alle stampe, cioè, dieci brani inediti – senza attingere ai facili e vicinissimi fasti – e virando già il suono su traiettorie più malinconiche, rarefatte, riverberate – senza violare la sua natura indubbiamente commerciale. C’è una sapienza invidiabile nella composizione dei brani, quel raro estro che li rende cioè immediatamente assimilabili eppure complessi, valevoli di più e più ascolti non soltanto in virtù del loro essere accattivanti.
Il singolo Obsessed rappresenta probabilmente il momento migliore dei primi venti minuti, Unwanted Guest e Kiss The Stars rivendicano vaghe parentele con i gloriosi My Bloody Valentine, Stay With Me fa un’incursione nella discografia dei New Order mentre Keep è un sipario perfetto che sposa insieme Cure e Beach House.
È vero – come d’altronde era evidente già prima di questa prova – che Harriette non sconvolge per originalità e unicità di visione. Ma è vero anche che fa un uso eccellente di ciò che ha imparato. In un’epoca in cui tutti vestono i panni dei maestri ed è scomodissimo passare per allievi, Hatchie ha raccolto la più importante delle lezioni: mai vergognarsi di rubare a chi ha fatto meglio di te, purché il furto non sia dovuto all’assenza di talento. Ma non è questo, certamente, il caso.
(2019, Heavenly)
01 Not That Kind
02 Without A Blush
03 Her Own Heart
04 Obsessed
05 Unwanted Guest
06 Secret
07 Kiss The Stars
08 Stay With Me
09 When I Get Out
10 Keep
IN BREVE: 3,5/5