Nel 2008 Dan Barret e Tim Macuga erano riusciti a mettere in piedi un vero e proprio caso discografico, investendo la più che modica cifra di 1000 dollari per il proprio ambizioso doppio album d’esordio sotto la sigla Have A Nice Life. “Deathconsciousness”, distribuito in un primo momento solo su internet e non supportato da alcun tipo di promozione tradizionale, altro non era se non l’incontro fra le propensioni dei due, covate da una vagonata di mesi di gestazione. In questi sei anni intercorsi fino ad oggi, il moniker Have A Nice Life era finito un po’ in cantina (salvo il trascurabile EP del 2010 “Time Of Land”), sacrificato sull’altare dei numerosi progetti paralleli che Barret e Macuga hanno portato avanti tanto insieme (vedi la Enemies List, etichetta di casa) quanto separatamente.
Ed è per l’aura di leggenda guadagnata con appena un disco, nonché per la lunga attesa, che questo The Unnatural World ha vantato un hype considerevole per una band praticamente “inesistente”. Il risultato è né più né meno di ciò che ci saremmo aspettati dai due, l’ovvio – ma solo a posteriori – proseguimento di quanto fatto nel 2008.
Al netto del concept di fondo, che in “Deathconsciousness” era il fulcro mentre qui evidentemente manca, le linee conduttrici degli Have A Nice Life restano immutate, così come i punti di riferimento e il gioco di mistioni sonore, vero e proprio punto di forza della proposta del duo. La differenza che salta all’orecchio è un’apparente accessibilità d’ascolto, dovuta essenzialmente alla durata delle tracce (e quindi dell’album) che, seppur molto lunghe, non sono paragonabili a quelle d’esordio in quanto ad annacquamento. Il che rende il tutto più stringato e compatto.
Apparente accessibilità, dicevamo. Perché in realtà i brani sono pur sempre sommersi da strati e strati di materia. Il binomio iniziale composto da Guggenheim Wax Museum e Defenestration Song, ad esempio, tira in ballo tutto ciò che c’è da tirare in ballo: ci sono gli Swans più sepolcrali, c’è un Peter Murphy/Bela Lugosi che si aggira con circospezione, c’è quella terra di mezzo in cui s’incontrano le esperienze post-punk e industrial, il tutto messo insieme da Barret e Macuga come fossero novelli Dr. Frankenstein. Il risultato non è però un mostro ma una creatura bellissima.
“The Unnatural World” è nell’insieme un coacervo di spunti e rimandi, si pensi all’andamento post-rock della conclusiva Emptiness Will Eat The Witch o al groviglio di feedback noise di Cropsey, Unholy Life e Dan And Tim, Reunited By Fate, senza dimenticare la pressoché interamente strumentale Music Will Untune The Sky e quella messa pagana che è Burial Society: poste in sequenza, rallentano i ritmi e dilatano i tempi fra inspirazione ed espirazione, rendendo ancor più incisive le cavalcate post-punk che seguono/precedono.
Stracolmo di droni e riverberi disumanizzati, questo sophomore a firma Have A Nice Life bissa la qualità di “Deathconsciousness” con una facilità disarmante, il che non era una circostanza scontata dato il lungo periodo d’assenza. A maggior ragione, dunque, la valutazione non può che essere altissima.
(2014, Enemies List)
01 Guggenheim Wax Museum
02 Defenestration Song
03 Burial Society
04 Music Will Untune The Sky
05 Cropsey
06 Unholy Life
07 Dan And Tim, Reunited By Fate
08 Emptiness Will Eat The Witch
IN BREVE: 3,5/5