Home RECENSIONI Hayley Williams – Petals For Armor

Hayley Williams – Petals For Armor

La suddivisione in EP, così come la pubblicazione di mille singoli e arzigogoli prima del prodotto finale, può andare a genio o alla lunga risultare pedante, ma al di là della forma, ciò che conta è il contenuto e da buona perfezionista (forse troppo), Hayley Williams ha messo parecchia carne al fuoco con il suo nuovo progetto. In questo debutto da solista la frontwoman dei Paramore è stata sostenuta da alcuni dei suoi compagni di avventura: un nome su tutti è quello del chitarrista Taylor York, qui produttore, arrangiatore e autore, oltre a quello del batterista Zac Farro, regista del videoclip di Dead Horse.

I testi di Petals For Armor raccontano il percorso di una donna forte e determinata che ha combattuto contro i propri demoni per ritrovare un equilibrio; ed il sound minimale, orientato verso l’elettronica e a tratti ripetitivo, sorretto principalmente dai differenti stili di canto adottati dall’artista, è ben lontano dall’emo pop/rock adolescenziale degli esordi con la band. Assume ancor più importanza l’arte visuale per quanto concerne videoclip, make-up, coreografie e artwork, tanto che in fatto di sperimentazione e cura dei dettagli viene spontanea l’associazione a personalità legate a varie declinazioni dell’art pop come Björk, Grimes, Billie Eilish e affini.

L’efficace apertura è affidata all’ossessiva e oscura Simmer, primo estratto che aveva subito suscitato curiosità, entusiasmo e caricato di aspettative: al di là del già citato cambio di registro evidente fin da subito, che può essere accettato o meno dai fan più fedeli e rigorosi, si tratta di un pezzo che funziona alla grande, il cui testo è incentrato sul tentativo di mantenere il controllo sulla rabbia e l’ansia. Rallenta la più amara Leave It Alone, dove la collera lascia il posto al dolore e ad una sorta di presa di coscienza, raffigurata metaforicamente nel video dalla rinascita di Hayley attraverso un bozzolo. Tale concetto viene rimarcato dalla successiva e più incalzante Cinnamon, nella quale l’artista riconosce finalmente di non essere sola e soprattutto di essere libera, parlando della propria routine. La seguono la ripetitiva Creepin’, riferita alle relazioni tossiche, e Sudden Desire che concludeva il primo EP alzando leggermente i toni, lasciando intendere la volontà di innamorarsi di nuovo.

Il secondo blocco di anticipazione comprendeva altri cinque brani di carattere ancor più personale dei precedenti, come la traccia dance pop Dead Horse cheparla del rapporto burrascoso e del divorzio dell’artista da Chad Gilbert (New Found Glory). L’armonica e rassicurante My Friend parla di un amico stretto di Hayley, Brian O’Connor, il quale l’ha sostenuta in molte situazioni difficili, mentre i toni dance punk di Over Yet sono corredati da un testo motivazionale, dedicato alle persone in lotta contro la depressione (sofferenza lungamente patita dalla stessa Williams).

L’interessante e trasognata Roses/Lotus/Violet/Iris vede la partecipazione del supergruppo indie boygenius formato dall’instancabile fenomeno Phoebe Bridgers, Lucy Dacus e Julie Baker: un brano tutto al femminile che parla di femminismo, crescita e ricerca di sé attraverso l’utilizzo di metafore floreali. La riflessiva ballad Why We Ever parla nuovamente di rapporti complicati e del difficile distacco dal passato. La parte finale svelata nel disco (e ripubblicata in un terzo EP) vede Pure Love, traccia collegata idealmente a Sudden Desire e Dead Horse, poiché parla della volontà di innamorarsi, ma con la consapevolezza di ciò che l’amore possa comportare, e svela nella successiva Taken che al momento l’artista è già sentimentalmente impegnata.

Sugar On The Rim è uno dei brani più sperimentali dell’album ed esprime sia dal punto di vista delle sonorità che da quello testuale l’equilibrio raggiunto dalla cantante grazie alle esperienze precedenti. Watch Me While I Bloom e Crystal Clear in chiusura sono rispettivamente un’ulteriore metafora floreale, riferita alla nuova vita di Hayley, e una canzone d’amore, dedicata probabilmente alla stessa persona di Taken. “Petals For Armor” è un debutto fatto di luci e qualche ombra, ma soddisfa le aspettative, poiché i molti punti di forza superano di netto le pecche (la ripetitività riscontrata a tratti risulta la peggiore). Non resta che pazientare per vedere a quali traguardi e collaborazioni condurranno le nuove vesti dell’iconica Hayley e – pur dubitandone – se ciò significherà la fine dei Paramore.

(2020, Atlantic)

01 Simmer
02 Leave It Alone
03 Cinnamon
04 Creepin’
05 Sudden Desire
06 Dead Horse
07 My Friend
08 Over Yet
09 Roses/Lotus/Violet/Iris
10 Why We Ever
11 Pure Love
12 Taken
13 Sugar On The Rim
14 Watch Me While I Bloom
15 Crystal Clear

IN BREVE: 3,5/5

Martina Vetrugno
Studentessa di ingegneria informatica, musicofila, appassionata di arte, letteratura, fotografia e tante altre (davvero troppe) cose. Parla di musica su Il Cibicida e con chiunque incontri sulla sua strada o su un regionale (più o meno) veloce.