Le etichette, mannaggia alle etichette. Ci si ripromette sempre di non cascarci più in quel gioco al massacro rappresentato dal definire il “genere” suonato da una band. Ma puntualmente non ce la si fa, è come una forza primordiale proveniente dallo sterno che costringe a sparare raffiche di punk, hard, low, wave, rock, indie, noise, post, core, combinati fra loro, a volte in modo discutibile. Magari, dopo tanto parlare, si riesce anche a giungere ad un compromesso che vada bene a tutti. Poi, però, capita sottomano una band di siffatta natura, una band come i The Horrors, ed allora è inutile sforzarsi, è inutile cercare un inquadramento stilistico, è inutile scriverne e riscriverne ed intavolare parallelismi con questo o quell’altro mostro sacro. Perchè, in fin dei conti, questi giovani inglesi suonano un po’ come tutti, ma fondamentalmente solo come se stessi. Paradosso? Forse, ma basta ascoltare Primary Colours, secondo capitolo della loro saga, per capire che i The Horrors prendono sì spunto dalla lunga tradizione britannica, ma nella loro opera di rimescolamento e missaggio finiscono per nascondere le tracce lasciate da illustri predecessori, passandola liscia anche agli occhi di chi sarebbe pronto ad accusarli di plagio saltuario. Giovandosi di un lanternino (neanche troppo luminoso) però, si scorgono accenni al dream-pop dei Cranes nell’opener Mirror’s Image o nella conclusiva Sea Within A Sea, la vena punk-wave dei Joy Division in brani come Three Decades, Scarlet Fields, I Can’t Control Myself o la title-track (ma in generale un po’ in tutto il lavoro), l’aspetto da nenia funerea dei Velvet Underground in I Only Think Of You, certa indole shoegaze in Who Can Say o Do You Remember, un pizzico di Cure-style in New Ice Age. Aggiungiamo poi al calderone che il frontman Faris Badwan canta che sembra un Ian Curtis sotto effetto di eccitanti piuttosto che di tranquillanti, che il look dei cinque è a metà strada fra i Cure degli anni ’80 ed una qualsiasi band indie-rock dei nostri giorni, che alla produzione fa capolino il nome dell’ex Portishead Geoff Barrow, ed il gioco è fatto, non resta praticamente nessun altro da citare fra coloro che hanno significato qualcosa dagli anni ’60 ad oggi. Ah, sì, i Ramones ed i Sex Pistols, perchè i The Horrors ci mettono dentro anche un variegato tributo al punk in questo “Primary Colours”, album che rispetto al precedente “Strange House” (2007) risulta più ricercato e quieto, ma non per questo meno convincente. Ok, ci siamo ricaduti, di nuovo a sputare definizioni e somiglianze di sorta, perdonateci. Ma insomma, s’è capito che i The Horrors sanno il fatto loro, no?
(2009, Beggars Banquet / XL)
01 Mirror’s Image
02 Three Decades
03 Who Can Say
04 Do You Remember
05 New Ice Age
06 Scarlet Fields
07 I Only Think Of You
08 I Can’t Control Myself
09 Primary Colours
10 Sea Within A Sea
A cura di Emanuele Brunetto