L’etichetta è per la terza volta la Matador, che ha nel suo roster le band che più di tutti negli ultimi anni, rimanendo in un ambito mainstream, hanno messo tra chitarra e batteria quello che volevano, come i Queens Of The Stone Age che collaborano con Mark Ronson, il gospel-goth degli Algiers e l’intimità indie dei Yo La Tengo. Gli Iceage invece in “Beyondless” mischiano l’elettricità dei dischi precedenti con fiati, archi e pianoforte, ottenendo un album che recupera l’artisticità rock di Primal Scream (il frontman Rønnenfelt in fondo vorrebbe essere Bobby Gillespie) e Spiritualized, alzando rispetto a questi il coefficente di aggressività.
Le bombe principali intorno alle quali ruota l’album sono Pain Killer, giustamente scelta come singolo di lancio a inizio Marzo, in duetto con una eccitante Sky Ferreira, e Catch It, brano a metà tracklist, in bilico tra noise marcio e lunghe code psichedeliche. Gli altri pezzi scorrono bene nelle orecchie, anche se spesso i danesi calcano troppo la mano con la questione del cabaret jazz rock (così la stampa estera ha cercato di definire il loro sound).
Così Thieves Like Us e Showtime, evocativa fin dal titolo, suonano un po’ troppo cabarettistiche e stereotipate, esageratamente lontane dal post punk degli esordi. Ma non si può che voler bene a chi ha ancora voglia di fare dischi simili, evitando di chiudersi nelle nicchie del punk duro e puro lontano dai riflettori, ma anche senza l’intento di diventare i nuovi Thirty Seconds To Mars della Danimarca.
(2018, Matador)
01 Hurrah
02 Pain Killer (feat. Sky Ferreira)
03 Under The Sun
04 The Day The Music Dies
05 Plead The Fifth
06 Catch It
07 Thieves Like Us
08 Take It All
09 Showtime
10 Beyondless
IN BREVE: 3/5