Con ormai undici anni di carriera sulle spalle, Joe Talbot e soci hanno scelto di tornare sulle scene con un terzo lavoro in studio, il più pesante di sempre. Complice la presenza del produttore Kenny Beats (Vince Staples, FKA Twigs, Schoolboy Q), le sonorità di Ultra Mono incorporano elementi hip hop, sono prettamente di matrice post hardcore e noise rock, più che post punk, e volte a sottolineare maggiormente gli argomenti affrontati nei testi: condizione politica e sociale in primis, da sempre cari al gruppo, fino alla convivenza con la nuova popolarità. Qualche accenno sperimentale riconducibile all’art punk riguarda in particolare la presenza di un sax tenore, suonato dal musicista Colin Webster in alcuni brani.
War apre il disco e – letteralmente – il fuoco con i suoi ritmi frenetici: basso e batteria si trasformano in armi e le distorsioni di chitarra in sirene e ronzii di droni, ponendo le giuste premesse per ciò che attende l’ascoltatore. Rallenta il passo la dura e pesante Grounds,alla quale ha preso parte anche “il seme cattivo” Warren Ellis (Nick Cave & The Bad Seeds, Grinderman, Dirty Three), riprendendo subito velocità con la successiva Mr. Motivator: entrambe spingono sul concetto di realizzazione e accettazione di sé. Prosegue con i toni della traccia precedente fino a degenerare Anxiety, che si sofferma invece sull’urgenza sociale ed economica delle classi più deboli.
Si ha giusto il tempo di riprendere fiato con il breve intro di piano di Kill Them With Kindness, eseguito dal jazzista Jamie Cullum, per poi ritornare immediatamente ai tempi scanditi duramente dalla batteria e alle chitarre taglienti come rasoi. Geniale e sarcastica al punto giusto, Model Village riassume molti luoghi comuni dettati dalla mentalità ristretta di provincia: il video diretto dal maestro visionario Michel Gondry, insieme al fratello Olivier, è la ciliegina sulla torta. L’incisiva Ne Touche Pas Moi,frutto di una collaborazione conJehnny Beth (e di una sintassi francese sbagliata, in favore di una maggiore fluidità del ritornello), è un inno di protesta a favore delle donne: troppo breve? “Consent!” è una parola che non si deve mai smettere di ripetere a gran voce e dice già tutto.
Oppressione e sfruttamento ritornano protagonisti in Carcinogenic e nella distorta ed esplosiva Reigns,che tratta il tema dell’abuso di potere ed è una chiara stoccata contro il Tory Party e il suo leader, Boris Johnson. Il trittico finale ha come punto focale l’amore: The Lover prende in giro gli haters della band, mentre le atmosfere post punk della più cupa e malinconica A Hymn si soffermano sulla condizione dell’individuo, bisognoso d’amore, ma spesso obbligato a fingere in favore di una più solida “facciata”; conducendo al capolinea con la più noisy Danke,che omaggia apertamente il compianto Daniel Johnston citando “True Love Will Find You In The End”.
L’impetuoso ciclone “Ultra Mono” travolge tutto e tutti, senza esclusione di colpi, riconfermando i risultati ottenuti dagli Idles con il precedente “Joy As An Act Of Resistance” (2018) e portandone avanti i temi proposti in modo molto più personale, con un’evoluzione del sound che li distingue (e quasi discosta) da tutte le altre realtà post punk made in UK in circolazione.
(2020, Partisan)
01 War
02 Grounds
03 Mr. Motivator
04 Anxiety
05 Kill Them With Kindness
06 Model Village
07 Ne Touche Pas Moi
08 Carcinogenic
09 Reigns
10 The Lover
11 A Hymn
12 Danke
IN BREVE: 4,5/5