Quando una storia è da raccontare, il suo epilogo ne è – quasi sempre – l’inizio ideale. Discorso diverso, invece, vale per quelle storie che sono solo da vivere. A tre anni di distanza dall’indimenticabile ed acclamatissimo “A Sangue Freddo”, la premiata ditta Capovilla-Mirai-Favero-Valente dà alle stampe il terzo capitolo del progetto artistico del Teatro Degli Orrori: Il Mondo Nuovo (La Tempesta). Un concept-album interamente costruito intorno alla tematica della migrazione tout court, sullo sfondo di un perenne braccio di ferro tra nostalgia e speranza, passato e futuro, scordando il presente. E se è vera la premessa in epigrafe, all’ascoltatore non resta che partire dall’attimo che immediatamente precede l’assolutezza del silenzio (Vivere e morire a Treviso), per poi proseguire a ritroso lungo le restanti quindici tracce. Pierpaolo Capovilla canta di città inospitali, decadenti o semplicemente stanche (Dimmi addio). Le fotografa nell’istante stesso in cui, al mattutino sollevarsi delle saracinesche dei discount, si destano voltando lo sguardo altrove, lontano da quei figli che non hanno accarezzato mai: Skopje, Martino, Monica, Pablo, Nicolaj, Doris e Adrian. La collera sonora della band si fa largo, brano dopo brano, avvolgendo marciapiedi, semafori, cartelloni pubblicitari (Io cerco te). Arrangiamenti imperiali e cambi di rotta repentini, alla ricerca di una sintesi armoniosa tra voce, chitarra, basso e batteria. Il tutto sfogliando alcune delle pagine più importanti del pensiero musicale italiano, da De Andrè (Storia di un immigrato, era stato originariamente pensato come titolo, in ossequio al capolavoro del cantautore genovese) ai Massimo Volume, qui rappresentati da Egle Sommacal (uno dei tanti ospiti del disco, insieme a Caparezza, Rodrigo D’Erasmo, Andrea Appino, Aucan e Davide Toffolo). Ma c’è di più: Favero, nella doppia veste di musicista-produttore, apre i cancelli di un mondo “nuovo”, per l’appunto, dove le foglie secche dei giardini di Nick Drake (Ion) piovono sulle lande desertiche del continente nero (Gli Stati Uniti d’Africa). E nella saliva di certe strofe c’è il DNA di una verità che prende a morsi l’anima, così come accade in Cleveland–Baghdad, vero e proprio report dall’inferno: “per le strade di Baghdad / ho ammazzato un bambino e gli ho sparato addosso un caricatore intero / credevo fosse un uomo armato / per le strade di Baghdad ho visto una chiesa bruciare / Gesù Cristo sceso dalla croce”. Commovente.
(2012, La Tempesta)
01 Rivendico
02 Io cerco te
03 Non vedo l’ora
04 Skopje
05 Gli Stati Uniti d’Africa
06 Cleveland–Baghdad
07 Martino
08 Cuore d’oceano
09 Ion
10 Monica
11 Pablo
12 Nicolaj
13 Dimmi addio
14 Doris
15 Adrian
16 Vivere e morire a Treviso
A cura di Vittorio Bertone