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Indian – From All Purity

fromallpurityGranitico e impenetrabile, From All Purity, quinto album sulla lunga distanza per gli «oscuri nichilisti noise di Chicago» – come agli stessi Indian piace definirsi. Rendiamo loro merito con questa introduzione al fulmicotone, priva di lirismi e rammorbidimenti. D’altro canto, il quintetto di matrice doom non le manda a dire nemmeno per un secondo, cominciando a santificare la festa dal primo all’ultimo soffio di fiato esalato.

E’ la rabbia disinvoltamente epica di Rape a precipitare senza preavviso l’ascoltatore all’interno di una magnifica tauromachia: fin d’ora è chiara la riuscitissima ibridazione tra stagnazioni sludge e parossismi noisecore, la cui architettura si regge principalmente in piedi sulle roche coltellate vocali di Dylan O’Toole. Seppure, apparentemente, il mattatoio sonoro cui sovrintende la Relapse Records abbia poco a che fare con la purezza stricto sensu, siamo in realtà davanti a un lavoro che lascia poco o niente al caso, in simili termini. Lo stupro sadicamente reiterato di The Impetus Bleeds e Directional mette nero su bianco l’invidiabile compattezza e la pulizia d’intenti che rendono l’opera una fortezza normanna di rara imponenza, dunque un episodio di mirabile purity primigenia.

Come un prevedibilissimo giudizio universale, la scure di Rhetoric Of No si abbatte con forza sulla quercia dell’album, spargendo livore e disperazione. Ogni riff è un sudario coperto di gocce elettroniche, acide, distorte. Se i quattro minuti di torbido autismo corrosivo in Clarify sembrano, tutto sommato, un momento assai buono per provare a riaversi, ecco che Disambiguation, a dispetto del titolo, incanala l’abisso in un oleodotto che va diritto dallo stomaco alla testa. Quasi il doppio della durata rispetto alla traccia precedente, e quasi il doppio dell’abrasione, che s’interrompe d’un tratto dopo le spietate percosse di Bill Bumgardner, alla batteria.

«This is the opposite of easy listening», ci segnalano gentilmente gli Indian sulla pagina bandcamp dedicata a “From All Purity”. E abbiamo certo motivo di ringraziarli. No, non per il cortese e pur lecitissimo avvertimento: nossignore. Ma per aver rispettato i patti. Per essere andati avanti, dopo il magmatico picco di “Guiltless”. Per aver preso ancora una rincorsa. Per non essersi risparmiati. Per aver confezionato, in definitiva, uno degli album più soffocanti che l’anno 2014, alla fine della fiera, si sarà visto consegnare.

(2014, Relapse)

01 Rape
02 The Impetus Bleeds
03 Directional
04 Rhetoric Of No
05 Clarify
06 Disambiguation

IN BREVE: 3,5/5

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