Gli Italia 90, per ovvie ragioni, sanno come farsi volere bene da queste parti. Se state pensando al nome, naturalmente, c’entra qualcosa. Ma non è solo. Perché la band di South London ha in realtà, semplicemente, un identikit che ben si sposa con certi gusti. Pensate ai Fontaines DC. Pensate agli Idles, pensate agli Shame, ai Yard Act, agli Sleaford Mods. Sono tutti riferimenti corretti. Perché sì: il quartetto non vincerà certamente una gara di originalità – ma in quanto a cazzimma non guarda in faccia nessuno. E dal vivo, pare, regali performance decisamente all’altezza dell’hype.
Che poi quest’hype, appunto, com’è nato? Bisogna tornare indietro di sei anni, al primo EP datato 2017. Agli altri due, sempre omonimi, del ’18 e del ’19 – quando l’esordio, questo esordio, sembrava ormai imminente. E invece. Invece eccolo apparire adesso, Living Human Treasure, uno dei primi grandi album dell’anno. L’avvio, come da premesse, è al vetriolo. L’ossessiva Cut è un rompighiaccio perfetto, che setta subito le corde sul mood generale dell’opera, con quel cantato salmodiante di Les Miserable insieme così familiare e sempre d’effetto. Da qui fino alla fintamente scanzonata New Factory, comunque, i Nostri inanellano solo pezzoni: i singoli Leisure Activities e Magdalene, chitarre abrasive e parole taglienti (“What’s wrong with the PTA? / What should they do all day? / And if the idiots can’t find jobs / Then how do they pay / For leisure activities?”) ma soprattutto la splendida e già nota Competition, con quel sapore di Public Image Ltd. che si spande nelle orecchie al primo assaggio.
The MUMSNET Mambo è un intermezzo downtempo che spezza il disco a metà, anche se Funny Bones riprende subito il filo del discorso virando su atmosfere decisamente più 80s, nemmeno troppo velatamente New Order-iane. E poi arriva Golgotha. Indubbiamente fra le tracce più riuscite, col suo crescendo noise sempre sotto controllo, i fiati a impreziosire la stratificazione, la drammaturgia cangiante che arriva con sapiente eleganza al finale e che si sposa in modo intelligentissimo con l’avvio della successiva, leggerissima Does He Dream? – il brano pop del lotto.
Con Tales From Beyond e l’assillante, conclusiva Harmony, i toni chiudono perfettamente il cerchio tornando all’umore iniziale, regalando una chiosa azzeccata a un LP lungamente pensato ma concepito con precisione quasi scientifica, al netto dell’irruenza. Perfettamente inscritti nel solco dei colleghi sopra citati, gli Italia 90 (che si pronuncia Itœlia Ninety, mi raccomando) meriterebbero, razionalmente, tre stelle e mezzo. Ma chi se ne fotte. Viva la parzialità. Viva l’empatia.
— 2023 | Brace Yourself —
IN BREVE: 4/5