Potremmo discutere per ore di cosa hanno rappresentato i Dinosaur Jr per l’underground statunitense e non solo, di cosa ha rappresentato lo stile chitarristico di J Mascis e di quanto lui e la sua band abbiano involontariamente rappresentato per schiere di formazioni più giovani. Oppure, più bonariamente, potremmo star qui a parlare di look e prodotti tricologici, cercando di spiegarci perché J Mascis si ostini a quarantacinque anni suonati a portare quei capelloni lunghissimi, non più scuri come un tempo bensì grigi come il fumo. In entrambi i casi, comunque, le risposte sarebbero pressoché identiche e coinciderebbero con la descrizione del personaggio Mascis. Uno che, detto così come ci gira per la testa, s’è sempre fatto i cxxxi suoi, sbattendosene di consigli, suggerimenti e osservazioni, persino se provenienti dai suoi compagni d’avventura nei Dinosaur Jr (chiedere a Lou Barlow per credere). Ed è questo suo essere rigorosamente indipendente (nel senso più profondo del termine, non per forza in ambito musicale) che l’ha portato nel corso degli anni a scelte inattese, sia coi dinosauri che nel suo percorso in solitario. Un percorso, questo, che però non ha mai veramente spiccato il volo né convinto in tutto e per tutto. Neanche Several Shades Of Why può essere considerato una svolta, né lontanamente paragonabile per livello d’ispirazione alle memorabilia del repertorio mascisiano. Joseph Donald imbraccia qui la sua sei corde, come sempre, ma i feedback che l’hanno reso guru, le schitarrate sixties e quelle noise che ne hanno fatto un punto di riferimento, non fanno stavolta parte del repertorio. Come quasi sempre quando un membro di una rock band si lancia nella carriera solista, anche Mascis gioca a fare il cantautore. Le dieci tracce che compongono “Several Shades Of Why” sono un bel gruzzoletto di stereotipi chitarra-voce, ben fatti, ben prodotti e ben interpretati, ma sinceramente non ammiccanti, o perlomeno non quanto basta a farsi notare. Ma, in fondo, c’è sempre la voce indolente e slow del nostro a fare la differenza, con quel suo incedere dinoccolato, con quel suo fare incurante e menefreghista che spiattella verità come fossero salatini. J Mascis è tutto questo, è sempre stato tutto questo, ed allora gli si può perdonare – e, perché no, anche apprezzare – un album che non aggiunge nulla ma che si lascia semplicemente ascoltare col sorriso sulle labbra.
(2011, Sub Pop)
01 Listen To Me
02 Several Shades Of Why
03 Not Enough
04 Very Nervous and Love
05 Is It Done
06 Make It Right
07 Where Are You
08 Too Deep
09 Can I
10 What Happened
A cura di Emanuele Brunetto