Ve la ricordate l’ondata nu rave dei primi anni 2000? A capitanare il genere musicale fatto di elettronica, new wave, disco e punk c’erano i Klaxons, band nota soprattutto per il singolo “Golden Skans” e scioltasi ormai cinque anni fa dopo ben dieci di attività. La loro fine non ha comunque determinato quella della carriera del cantante e tastierista della band, James Righton, che nel 2017 ha avviato un progetto solista sotto il nome di Shock Machine pubblicando un album omonimo non particolarmente entusiasmante, che dà la sensazione di essere un ibrido non ben messo a fuoco. Oggi l’ex Klaxons sceglie di non utilizzare più pseudonimi e di presentarsi a noi con il suo ultimo lavoro, The Performer, nei panni di se stesso.
Il “nuovo” James risulta parecchio diverso dal ventenne indie che ricordiamo. L’acconciatura scompigliata e i suoi abiti casual lasciano il posto a capelli lunghi e un fascinoso completo total white di Gucci, con il risultato di un inevitabile paragone con Nick Cave o con l’Alex Turner di “Tranquility Base Hotel & Casino”. Non a caso, nel 2018 Righton ha suonato alcuni strumenti nell’ultimo album degli Arctic Monkeys e James Ford (produttore di Arctic Monkeys e The Last Shadow Puppets, tra gli altri) figura tra i collaboratori di “The Performer”. Estetica a parte, le sonorità del suo esordio sono immerse in una nube densa di anni ’70 e risultano anche queste molto simili a quelle degli artisti sopracitati, in una versione però meno ammiccante e tenebrosa.
In “The Performer” cattura immediatamente l’attenzione la title track, una canzone sul dualismo della vita di James, musicista sotto i riflettori di notte, padre di famiglia di giorno e viceversa. Il cantante a tal proposito ha dichiarato: “I find that really interesting: this idea of putting on a suit and becoming this other thing”. Il secondo singolo, Devil Is Loose, è stato volutamente composto affinché suonasse “come un bad btrip da acido con il diavolo”, probabilmente proprio per questo musicalmente risulta la traccia più particolare, con rimembranze dei Tame Impala (o Kevin Parker che dir si voglia) che avevano già ispirato qualche traccia del suo precedente lavoro. Edie, invece, è una canzone scritta anni fa e dedicata a sua figlia (avuta con Keira Knightley) quando era molto piccola, quasi per difenderla dal nostro grande e spesso terrificante mondo. Unico neo del disco, che sicuramente non rientra tra le tracce degne di nota, è Start, pezzo allegrotto, non essenziale e piuttosto banale.
Nell’album è interessante la presenza frequente del sassofono che rende tutto, a tratti, bowieiano. Lo troviamo soprattutto in brani come See The Monsters e Lessons In Dreamland, Pt. 1, in cui si può dire che lo strumento sia protagonista di questa breve e fumosa canzone, alla quale è collegata la Pt. 2 che chiude il disco con un sound molto leggero, a partire da piano e batteria accennati, fino all’ingresso di una chitarra molto soft e violini che vanno a completare il tutto.
“The Performer” è morbido, stiloso e coerente, nonché totalmente in linea con l’aspetto di James, del quale, diciamocelo, ha fatto uno dei suoi punti di forza. Questa volta sembra aver deciso di fuggire dall’incompletezza di Shock Machine ed essersi distaccato totalmente dalla musica giovanile dei suoi Klaxons, alla ricerca di qualcosa che lo rappresenti davvero e lo definisca in modo più decisivo. Certo, la presenza di varie influenze nettamente riconoscibili è piuttosto chiara, ma ciò non impedisce a un artista di riuscire a ricavarne una propria personalità. Che sia questa, finalmente, la sua forma definitiva?
(2020, Deewee)
01 The Performer
02 Edie
03 See The Monster
04 Devil Is Loose
05 Lessons In Dreamland, Pt. 1
06 Start
07 Are You With Me?
08 Heavy Heart
09 Lessons In Dreamland, Pt. 2
IN BREVE: 3,5/5