Chissà perché, quando si ricordano i fasti del britpop troppo spesso ci si dimentica dei Pulp e, nello specifico, del loro deus ex machina Jarvis Cocker, uno che in quel particolare momento storico della musica britannica ha segnato confini e dettato tendenze in maniera prepotente. Magari non più dei blasonatissimi colleghi Liam, Noel, Damon e Graham, ma certamente non meno, consentitecelo. L’ironia di Cocker, la sua classe innata anche quando sta lì impalato a dirti una cazzata, lo hanno reso e lo rendono ancora oggi uno dei figli più dotati di quella generazione, uno che ha saputo stare al passo con i tempi senza però perdere mai un grammo della propria personalità.
Il progetto Jarv Is…, ennesima destrutturazione e ricostruzione delle visioni artistiche di Cocker, è in giro già da qualche tempo, creato ad hoc da Jarvis insieme a una nuova band per produrre esclusivamente materiale live, musica in divenire che potesse crearsi pressoché autonomamente durante l’esecuzione dal vivo, magari con l’apporto stesso del pubblico. Una sorta di realtà partecipativa legata improrogabilmente al momento, senza − quantomeno nelle intenzioni − finire mai rinchiusa su un qualche supporto fisico. Intenzioni evidentemente andate a quel paese, visto che Beyond The Pale, ultimato durante la lunga quarantena mondiale, fa proprio questo, una sorta di diga parata coraggiosamente davanti a un flusso altrimenti inarrestabile.
Inciso per l’appunto durante lunghe improvvisazioni dal vivo e nato grazie all’illuminato suggerimento di Geoff Barrow dei Portishead (che deve aver detto a Cocker qualcosa del tipo “ehi Jarvis, è davvero un peccato che nessun altro possa sentire questa musica quando ne ha voglia”), “Beyond The Pale” rispecchia esattamente la sua natura compositiva, presentando spunti tra i più disparati riuniti da quel lungo filo conduttore che è l’approccio marcatamente art di Jarvis. I synth minimali dell’iniziale Save The Whale, il sapore industriale di Sometimes I Am Pharaoh (c’è un qualcosa del Bowie di “Earthling”), i bisbigli jazzati di Swanky Modes (che chiamano ancora in causa l’ultimissimo Bowie ma anche l’ultimissimo Iggy Pop), sono solo la punta di un iceberg non mastodontico ma corposo il giusto (sette brani per quaranta minuti).
È un disco imprescindibile questo “Beyond The Pale”? Aggiunge qualcosa a una parabola artistica già prima mirabilmente varia come quella di Jarvis Cocker? Ci dice di più su di lui come scrittore di canzoni? No, la risposta a tutti e tre i quesiti è sempre no… ma resta in ogni caso un gran bel sentire, uno di quei dischi che hanno il sapore della pacca sulla spalla, quella data con compiacimento. E la domanda che ci pone ripetutamente Jarvis in Must I Evolve? suona quindi come il suo ennesimo sardonico divertissement… che ulteriore evoluzione potremmo mai chiedere a quest’uomo? Nessuna, davvero nessuna.
(2020, Rough Trade)
01 Save The Whale
02 Must I Evolve?
03 Am I Missing Something?
04 House Music All Night Long
05 Sometimes I Am Pharaoh
06 Swanky Modes
07 Children Of The Echo
IN BREVE: 3,5/5