Già all’opera quest’anno per l’album realizzato in combutta con i Suuns, Radwan Ghazi Moumneh ha trovato anche il tempo per mettere a punto il secondo capitolo del suo progetto Jerusalem In My Heart, fuori per la canadese Constellation come il precedente “Mo7it Al-Mo7it”, pubblicato nel 2013.
Registrato come sempre a puntate fra Canada e Libano, If He Dies, If If If If If If continua il percorso di ricerca intrapreso da Jerusalem In My Heart, ricerca del punto di contatto più soddisfacente fra Oriente e Occidente, fra tradizione e modernità, fra strumentazione classica (vedi il buzuk di cui Radwan fa largo uso nella sua musica) e tecnologia, che trova nuova linfa e quadratura proprio nelle otto tracce di questo nuovo album.
La sensazione di spaesamento geografico destata dall’ascolto finisce per essere, così, il riuscito effetto voluto da Radwan, creatore di contenitori senza spazio e senza tempo, simbolo di una globalizzazione musicale che mette insieme feedback e suoni arabi (Qala Li Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa), destrutturati a loro volta in chiave post con i synth a farla da padroni (A Granular Buzuk) o resi ipnotico trip hop mediorientale (Lau Ridyou Bil Hijaz).
Stratificazioni sonore apparentemente contrastanti si mescolano fra loro e a un cantato in arabo mai protagonista ma sempre presente. Fino alla conclusione (2asmar Sa7ar), quando il moto circolare del disco, dopo essere partito dal Libano e aver attraversato l’Europa e gli Stati Uniti, ritorna sulle spiagge di Beirut con in sottofondo il delicato sciabordio delle onde. Quello di Jerusalem In My Heart è un nomadismo che sconfina i deserti per farsi strada fra i grattacieli delle metropoli, difficile trovare qualcosa di simile tanto in Oriente quanto in Occidente.
(2015, Constellation)
01 Al Affaq, Lau Mat, Lau Lau Lau Lau Lau Lau
02 A Granular Buzuk
03 7ebr El 3oyoun
04 Qala Li Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa Kafa
05 Lau Ridyou Bil Hijaz
06 Ta3mani; Ta3meitu
07 Ah Ya Mal El Sham
08 2asmar Sa7ar
IN BREVE: 4/5