L’eredità dei grandi del rock, soprattutto se prematuramente scomparsi, è sempre stata oggetto di discutibili scelte artistiche da parte dei legittimati alla successione, spesso (per non dire sempre) legate a fattori esclusivamente economici. Insomma, alcuni di questi eredi – e no, non faremo il nome della madre di Jeff Buckley – hanno avuto ed hanno il viziaccio di usare l’immagine del relativo de cuius come fosse un bancomat, servendosene all’abbisogna. Non ha fatto eccezione, nel corso degli ultimi (oltre) quarant’anni, il comportamento dei parenti di Jimi Hendrix, morto nel Settembre del ’70 ma presente a cadenza quasi annuale sugli scaffali dei negozi, sempre con qualcosa di nuovo: raccolte, cd e/o dvd live, biografie, libri fotografici e chi più ne ha più ne metta.
Quindi People, Hell And Angels non nasce di certo all’insegna dell’etica e della morale. Ma è nato e, quindi, ci tocca ascoltarlo e parlarvene. Dodici inediti compongono questo lavoro postumo a firma Hendrix, registrati dal chitarrista di Seattle in un lasso di tempo che va dal Marzo del ’68 all’Agosto del ’70. In pratica, gran parte di questi brani sono quelli che sarebbero finiti nel successore di “Electric Ladyland” (1968) se Jimi fosse sopravvissuto. Ciò che ne viene fuori, al netto delle possibili contaminazioni postume e della percentuale di interventi esterni sul risultato finale, è un nucleo di brani che si collegano perfettamente al periodo storico che stava vivendo Hendrix, con un’attenzione maggiore alla forma canzone piuttosto che ai virtuosismi che l’avevano reso celebre. La sua Stratocaster ruggisce in modo inequivocabile, vedi i lunghi assoli di Somewhere e Hear My Train A Comin o la tendenza progressive di Izabella.
C’è respiro sixties a iosa, c’è soul, c’è tantissimo blues e c’è soprattutto il canto biascicato di Jimi a fare la differenza, così come la qualità audio, incredibilmente buona nonostante l’anzianità delle composizioni (e per questo immaginiamo di dover ringraziare Eddie Kramer, storico collaboratore di Hendrix qui alla co-produzione). Sarà anche un’operazione commerciale, qualcuno si starà anche facendo un bagno in una jacuzzi piena di dollari, ma poter riascoltare ancora Hendrix per una “prima volta” è qualcosa di impagabile.
(2013, Legacy)
01 Earth Blues
02 Somewhere
03 Hear My Train A Comin
04 Bleeding Heart
05 Let Me Move You
06 Izabella
07 Easy Blues
08 Crash Landing
09 Inside Out
10 Hey Gypsy Boy
11 Mojo Man
12 Villanova Junction Blues