Last Of The Country Gentlemen è una di quelle opere per cui soffermarsi su questo o quel titolo non è un fatto fondamentale, sia per l’omogeneità della materia di cui è costituito, sia perché le canzoni altro non sono che scialuppe dove le emozioni son salite per attraccare al cuore dell’ascoltatore. Josh T. Pearson fu un tempo chitarrista, cantante e leader dei Lift To Experience, leggenda dell’underground statunitense che nel 2001, col pirotecnico e doppio “The Texas Jerusalem Crossroads”, raccolse unanimi e meritati consensi che già ne certificavano una carriera ai massimi livelli. Ma di lì a poco la band cadde in disgrazia e con essa il suo leader, rimasto lontano dai riflettori per quasi un decennio e tornato timidamente sulla scena tramite alcune collaborazioni (ospite nel debutto di Bat For Lashes e in alcune edizioni degli All Tomorrow’s Parties Festival, nonché al fianco dei Dirty Three in tour). Josh T. Pearson adesso è da solo sotto l’unico cono di luce che squarcia il buio della stanza, chino coi suoi lunghi capelli e la folta barba biblica su una chitarra acustica. Ed è nudo e si offre col cuore in mano a chiunque sia disposto ad ascoltare e comprendere l’afflizione che è insita nei suoi lunghi monologhi. Il cantato è accorato e narrativo, si inabissa fin quasi a divenire sussurro che sta per rompersi in un pianto dagli irrefrenabili singhiozzi, poi riemerge in accessi di orgoglio e austera compostezza degni di chi non vuol darla vinta allo sconforto. C’è tanta malinconia tra questi solchi, simile a quella dell’ultimo Johnny Cash, ma la loro sintassi scarna e minimale, quasi primordiale li rende accoglienti e familiari come l’odore del cuoio riscaldato dalla legna che scoppietta nel camino. L’archetto di Warren Ellis dei Dirty Three compare per sollevare da terra queste note e spingerle verso il tetto, soffici come neve che ritorna in cielo. Il fingerpicking fitto di Thou Are Loosed è una cascata di lacrime che sgorgano già gelate per piovere dentro la carne come aghi di vetro e Country Dumb affonda le mani nelle viscere per poi stringere un tenace nodo alla gola. Ben quattro dei sette brani di “Last Of The Country Gentlemen” superano abbondantemente i dieci minuti di durata, segno che le emozioni sono qualcosa di avulso dal consueto ticchettio del tempo, che terminano di ardere soltanto quando giunge il naturale istante che le costringe a spegnersi.
(2011, Mute)
01 Thou Are Loosed
02 Sweetheart, I Ain’t Your Christ
03 Woman, When I’ve Raised Hell
04 Honeymoon’s Great Wish You Were Here
05 Sorry With A Song
06 Country Dumb
07 Drive Her Out!
A cura di Marco Giarratana