Soltanto un americano – nello specifico, probabilmente, soltanto un texano – poteva partorire nel giro di diciassette anni appena tre album così estremamente diversi tra loro. C’entra sicuramente, per carità, la storia assurda di Josh T. Pearson: figlio di un predicatore e autore di un album di culto a tema, prima; bidello anonimo per un’intera decade protagonista di una tra le più memorabili e strazianti opere di songwriting del nuovo millennio, poi. E di conseguenza, forse: la felicità, l’eccitazione, la rinascita.
Progressivamente via i capelli lunghi, la barba, gli abiti dimessi. Ecco il nuovo JTP: di bianco vestito, elegante come un imprenditore di Austin, cappello in testa e finissimo baffetto sopra le labbra. La metamorfosi, dunque, si compie attraverso l’uscita di The Straight Hits!, il disco che nessuno dei suoi ascoltatori più fedeli si sarebbe atteso o anche voluto attendere, fate voi. Scrive il Times, giustamente: il nostro Josh ha fatto cose talmente belle che gli si può perdonare questo bizzarro peccato – per rimanere in tema religioso. E la linea indulgente, nel caso delle lussuose dieci tracce in esame, è senza ombra di dubbio quella giusta.
Certo è che la tripletta rock’n’roll iniziale, formata da Straight To The Top!, Straight To Me e Give It To Me Straight stenderebbe uno per uno ogni adoratore di “Last Of The Country Gentlemen” (2011). Chi è costui, questo ragazzo dall’animo dannatamente rockabilly di buonissimo umore? Non veniteci a dire che è lo stesso che cantava, ormai sette primavere or sono: “I ain’t your Savior or your Christ / Or your goddamn sacrifice / And when I said I’d give my life / I weren’t talking suicide”. E di fatti, semplicemente, il dramma di quell’uomo pare non esistere più.
Ciò nonostante, il cantautore nato a Denton vuole proprio coglionare il fruitore della sua nuova fatica – e allora eccogli ciò che si aspetta. Due brani cantautorali, Straight Laced Come Undone e Damn Straight, seguiti da una traccia che potrebbe benissimo essere stata inserita in “The Texas-Jerusalem Crossroads” (2001): Loved Straight To Hell. Se giunti all’accoppiata dylaniana The Dire Straits Of Love/Whiskey Straight Love sembra essere legittimo affermare che Pearson abbia voluto, effettivamente, mettere tutti su una falsa pista sin dall’inizio, il pop un po’ springsteeniano di A Love Song (Set Me Straight) mischia un’altra volta le carte in tavola.
Con la sghembissima Straight Down Again¡ (punto esclamativo sottosopra incluso) si conclude un album a dir poco spiazzante, del quale non è semplice fare una valutazione astraendosi dalla propria, evidente natura semi-faceta. Né di buono né di cattivo gusto, lo scherzo di Josh T. Pearson non merita comunque il nome del santo, sé stesso, che porta. Siamo felici, per carità, che i suoi fantasmi abbiano smesso di tormentarlo come una volta. Ma a questo giro l’ultimo dei gentiluomini country si è trasformato nella prima delle sue copie più lunatiche e meno brillanti.
(2018, Mute)
01 Straight To The Top!
02 Straight At Me
03 Give It To Me Straight
04 Straight Laced Come Undone
05 Damn Straight
06 Loved Straight To Hell
07 The Dire Straits Of Love
08 Whiskey Straight Love
09 A Love Song (Set Me Straight)
10 Straight Down Again¡
IN BREVE: 2,5/5