L’incipit di questa recensione è stato scritto e riscritto più volte, a causa di una strana carenza di concetti chiari che avrebbero potuto spiegare al meglio il punto di vista sull’album e sull’artista in questione. Inutile nascondersi dunque, è forse meglio condividere con chi legge gli interrogativi sorti in chi scrive. Chi è Julian Plenti? Fin qui ci si arriva con una certa facilità, dato che non è mai stato un mistero (quantomeno negli ultimi mesi) che si tratti dello pseudonimo dietro cui si cela Paul Banks, già vocalist dei newyorkesi Interpol; un progetto, quello di Plenti, a dire il vero anche più anziano degli stessi Interpol, nato alla fine degli anni ’90 e portato avanti a singhiozzi da Banks. Gli Interpol, invece, dove stanno mentre Banks si diletta in un’avventura in solitario? Primo arcano da svelare, dato che di notizie sulla band ne circolano praticamente zero, rimasti fermi alla pubblicazione di “Our Love To Admire” nel 2007. Perchè questo Julian Plenti Is… Skyscraper è un album solista di Paul Banks e non un nuova uscita a nome Interpol? E’ questa la domanda cui proveremo a dare risposta. Innanzitutto c’è da dire che, storicamente, i lavori solisti dei membri di una band virano verso territori cantautorali, o mostrano quantomeno una forma in cui s’evidenzia la natura “singolare” (nel senso di un solo soggetto) dell’album. Paul Banks ha deciso invece di mettere da parte la chitarra acustica, fedele compagna dei primi passi mossi da Julian Plenti nei localini di Manhattan, per affidarsi ad impianti strumentali “plurali” (nel senso di tanti soggetti). Fuori il pc con quel diabolico Logic Pro (programma per creare musica senza il necessario supporto di una band), dentro gli strumenti veri e propri coi rispettivi proprietari. Magari non è così e il buon Paul ha suonato ogni strumento da solo nell’intimo della sua stanzetta, ma fatto sta che l’impressione suscitata dall’ascolto è diametralmente opposta. Considerando, poi, che almeno la metà dei brani proposti fa l’eco ad altrettanti brani firmati Interpol, sorge di conseguenza il lecito sospetto che si tratti di un lavoro a più mani, magari le mani degli stessi compagni negli Interpol, visibilmente più presenti che nel solo apporto di Sam Fogarino, accreditato alla batteria nella danzereccia Games For Days. Brano questo che, insieme a Only If You Run, Fun That We Have, Unwind e Girl On The Sporting News, richiama in modo prepotente il sound della band newyorkese. La differenza la fanno tracce come Skyscraper, No Chance Survival, On The Esplanade (pezzo un po’ westernato, fra gli episodi migliori) e la conclusiva H, soffici nenie che mettono in risalto le doti vocali di Banks. Il tutto corredato da inserti elettronici che, insieme al requiem parlato e accompagnato da violini diMadrid Song, segnano una delle poche novità rispetto a ciò cui Paul e gli Interpol hanno abituato. Ultima traccia del lotto la trascurabile Fly As You Might, che ha tutte le sembianze del mero esercizio di stile. Certo, una tale presentazione può fuorviare su ciò che è nella sostanza quest’album, apparendo quasi negativa. In realtà gli interrogativi posti devono essere considerati delle semplici curiosità, “Julian Plenti Is… Skyscraper” è davvero un lavoro interessante, la dice lunga sull’importanza di Paul Banks all’interno degli stessi Interpol e presenta undici tracce di livello nonostante il loro non suonare “nuove”. Il che, di questi tempi, è comunque un buon risultato.
(2009, Matador)
01 Only If You Run
02 Fun That We Have
03 Skyscraper
04 Games For Days
05 Madrid Song
06 No Chance Survival
07 Unwind
08 Girl On The Sporting News
09 On The Esplanade
10 Fly As You Might
11 H
A cura di Emanuele Brunetto