L’assenza dell’afroamericana Kelela, con le sue forti radici etiopi, si era fatta sentire non poco nel panorama musicale. A parte qualche collaborazione con Solange, Danny Brown e l’ultima con i Gorillaz, sembrava che ci si dovesse arrendere all’evidenza e farsi bastare l’EP “Hallucinogen” (2015), oltre al mixtape “Cut 4 Me” (2013) che rimane ancora un pietra miliare per l’elettro-r’n’b, tanto che anche con tanti altre valide alternative (FKA Twigs, Sevdaliza) il paragone è sempre stato inevitabile.
Ormai naturalizzata londinese, là dove è maggiormente presente la contaminazione clubbing nelle produzioni, realtà come la Fade To Mind, la Night Slugs e la Warp Records sono il fulcro della sperimentazione electro dance e l’hanno accolta facendola crescere maggiormente per costruire il suo debutto. Come nel caso di “Cut 4 Me”, anche Take Me Apart è un concept. Da Frontline fino ad Altadena vengono ripercorsi gli step di una relazione o più in generale della sua vita sentimentale.
Racconto che si dispiega durante le quattordici tracce, ora con l’aggiunta di Björk, Kanye West, Zayn e Romy (The xx), con i sempre fedeli Bok Bok e Arca (“Hallucinogen” prendeva spunto da un brano di Arca contenuto in “&&&&&”). Parte tutto quindi da Frontline, con la sicurezza e la voglia di indipendenza che si acquisisce nel lasciare il partner, per poi rendersi conto in Waitin di non essere ancora pronti a confrontarsi da soli con il mondo e una conseguente scommessa nel riprovare.
In Take Me Apart rinasce l’amore e la passione fisica, come se non fosse mai andata via. Fulminea com’è arrivata va via, fino ad arrivare a Enough in cui ci si rende conto che è decisamente finita: “Can you see, love, that I’m standing by myself? / Boy, you and I / We miss each other now / I’m so tired but I can’t ignore”. Si è pronti quindi ora per iniziare relazioni senza troppo impegno, “No one’s trying to settle down / All you gotta do is let me know”. La dance LMK, che aveva alzato ancor di più l’hype durante quest’estate, diventa la risposta alla “Rewind” da “Hallucinogen”.
Poi tutto prosegue come un ciclo, una relazione casuale che si trasforma in Turn To Dust, momento di massima vulnerabilità per la cantante (”One look at you and I turn to dust”), in cui Kelela dà completamente se stessa e si abbandona a un amore vissuto a 360 gradi.
L’eterea Kelela è stata paragonata più volte ad Aaliyah, che già negli anni ‘90 reinterpretava le tradizioni dell’r’n’b con produzioni elettroniche sperimentali. Il trono che Kelela si è costruita negli anni rimane lì, per lei, sia per la scelta di produzioni futuristiche pur mantenendo le basi dell’r’n’b, che per la vulnerabilità espressa con la sua voce. Indubbiamente nell’alternative r’n’b è riuscita a inserire un altro elemento “disruptive” come non si sentiva da molti anni (dirompente forse come The Weeknd con “House of Balloons” nel 2011). La forza di “Take Me Apart” riesce ad abbattere le barriere di genere – se ancora esistono – e diventare, così, indistintamente apprezzabile e di livello.
(2017, Warp)
01 Frontline
02 Waitin
03 Take Me Apart
04 Enough
05 Jupiter
06 Better
07 LMK
08 Truth Or Dare
09 S.O.S.
10 Blue Light
11 Onanon
12 Turn To Dust
13 Bluff
14 Altadena
IN BREVE: 4,5/5