Padrone, ancora una volta, il suo amore/odio per Compton, complice di tanti crimini quanti amori vissuti e amicizie perse a causa della droga. ll suo particolare rapporto con la religione o, meglio, il perenne senso di colpevolezza che lo porta a sentirsi peccatore. L’intro, in untitled 01 | 08.19.2014, si apre con una voce molto calda, tipica di un uomo degli Stati del Sud degli Stati Uniti, un po’ eccitante, un po’ inquietante, che vuole creare le basi per i successivi otto brani. Nel primo, in particolare, Lamar s’immagina come il continuo perpetrarsi di razzismo e guerre possa condurre all’inizio di un’apocalisse con conseguenze tragiche per l’intera umanità. In untitled 02 | 06.23.2014 con “I’m sick and tired of being tired / Can’t picked a side, the Gemini” espone la doppiezza del suo stato d’animo nell’indecisione tra il godersi i frutti del suo lavoro, abbandonandosi agli eccessi, e il vivere una vita morigerata ricordando le proprie umili origini, i fratelli e la guerra tra gang che miete ancora tante vittime nella feroce Compton. untitled 03 | 05.28.2013 non era completamente nuova al pubblico, già eseguita durante un’esibizione al The Late Show di Stephen Colbert. Con l’aiuto di Anna Wise gioca sugli stereotipi legati a ogni razza, concludendo coi versi “Tell them we don’t die / Tell them we don’t die / We multiply”, ancora una volta paladino della giustizia, richiamando alla memoria i tragici episodi avvenuti (non solo) a Ferguson. untitled 05 | 09.21.2014 è parte del brano che Lamar aveva proposto durante i Grammy in una performance che ha voluto denunciare le disuguaglianze sociali e le disparità di potere che portano i più deboli a vedersi privare della propria libertà, come semplici burattini del sistema: “Genocism and capitalism just made me hate / Correctionals and these private prisons gave me a date / Professional dream killers reason why I’m awake”.
Non solo rap, ma anche soul, jazz e funk. Il sassofono di Kamasi Washington, la schizofrenia di Flying Lotus, i cori di CeeLo, i bassi di Thundercat, le club bangers di Hit Boy e a quanto pare la base di untitled 07 | 2014-2016 prodotta dal figlio di cinque anni di Alicia Keys e Swiss Beats (il che sminuirebbe di gran lunga le capacità del padre). Tutto ciò dona classe alle sue continue metafore, l’album è da intendersi come una serie di brani estratti da quello che originariamente doveva essere “To Pimp A Butterfly” ed è l’ennesima prova di come Kendrick Lamar ci abbia abituato a un livello di creatività superiore, riuscendo a trasformarsi continuamente e a sfruttare al massimo i suoi picchi artistici. Come recita nella terza untitled, “Forecasted my future, this is the future / The mastermind until my next album more power to you”: non abbiamo altro che il meglio da aspettarci dal suo prossimo album.
(2016, Interscope / Top Dawg / Aftermath)
01 untitled 01 | 08.19.2014.
02 untitled 02 | 06.23.2014.
03 untitled 03 | 05.28.2013.
04 untitled 04 | 08.14.2014.
05 untitled 05 | 09.21.2014.
06 untitled 06 | 06.30.2014.
07 untitled 07 | 2014 – 2016
08 untitled 08 | 09.06.2014.
IN BREVE: 4/5