Ci sono band, album o canzoni che entrano nella storia e nelle memoria collettiva di miliardi di persone. Pensate ai Beatles o ai Rolling Stones, a “Thriller” o a “The Dark Side Of The Moon”, a “Starway To Heaven” o “Alabama Song”. E poi ci sono i King Crimson, “Red”, “Starless”. Sconosciuti al grande pubblico, evanescenti in tv, schivi a mostrarsi al di fuori delle esibizioni live. Forse la band più mutevole della storia, con quasi trenta tra i migliori musicisti che nel corso di quarantanni cambiano, si sostituiscono, si affiancano. Solo Robert Fripp sarà sempre presente in ogni formazione del gruppo. E Red è un album che chiude un ciclo, per la band e per la musica. Quando viene pubblicato nel 1974, i King Crimson sono ormai sciolti, e Robert Fripp sceglie di abbandonare il mondo della musica, vicino all’esaurimento nervoso. Quando si ricomporranno i King Crimson sette anni dopo, formazione e vocazione musicale saranno decisamente mutate. Così “Red” si presenta come l’ultimo album della vecchia guardia KC, un trio costituito da Fripp, Wetton e Bruford, affiancati da molti session man, spesso ex componenti della band. Le cinque tracce in cui si snoda “Red” non sono mai inferiori ai sei minuti, e nel pieno stile KC sono caratterizzate da un altissimo grado tecnico di esecuzione e intensità. Le note aggressive di Red e One More Red Nightmare si contrappongono alle lugubri e malinconiche melodie di Fallen Angel e Starless, senza stonare, in un fluire di note veloce ed inesorabile. Vermiglio, ricco di una forte simbologia, riesce a sposare perfettamente intensissime jam session, improvvisazioni e armoniose scale. Le atmosfere romantiche che avevano caratterizzato i primi dischi, lasciano campo a quelle più elettriche e progressive che, cominciate con “21st Century Schizoid Man” e cresciute nel corso del tempo, raggiungono la massima espressione in quest’album. Ma non bisogna pensare che l’inequivocabile flessione progressiva del gruppo abbia tolto spazio alla loro caratteristica propensione melodica, perché forse è proprio in questo passaggio che i KC raggiungono il massimo della loro espressione e della loro bravura, trovando una soluzione di continuità tra presente e passato della band. Emblematico in tal senso è il caso di “Starless”, brano conclusivo dell’album e di questa formazione del gruppo. Ascoltatelo.
(1974, E.G.)
01 Red
02 Fallen Angel
03 One More Red Nightmare
04 Providence
05 Starless
A cura di Massimo Utro