Attivi ormai da dieci anni a questa parte, i King Gizzard & The Lizard Wizard sono tornati con il loro sedicesimo lavoro in studio, K.G., il quale rappresenta il secondo capitolo delle “Explorations Into Microtonal Tuning”, serie di cinque dischi inaugurata dal ben riuscito e sperimentale “Flying Microtonal Banana” (2017). La qualità di stesura dei testi, intrisi dell’immancabile cinismo che caratterizza Stu Mackenzie e soci, risulta maggiore rispetto al passato, mentre dal punto di vista delle sonorità si alternano brani acustici di stampo prog folk, che ritrovano come protagoniste le chitarre microtonali DIY, e altri che riprendono, mixano e stravolgono dettagli psych rock.
Il breve intro è affidato al sound esotico della strumentale K.G.L.W., che per dare l’idea di continuità con il precedente capitolo parte proprio dalla fine di “Flying Microtonal Banana” e sfrutta i riff di “Billabong Valley”. Questa lascia il posto ai ritmi incalzanti della distopica Automation, traccia che tratta il tema del rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale. Non mancano le stoccate, come l’attacco non troppo velato di Minimum Brain Size, diretto a coloro che passano sopra a tutto e tutti per il loro benessere, e la critica nei confronti della società della complessa Straws In The Wind, branodominato dal suono di un sitar.
Distorsioni e psichedelia tornano protagoniste in Some Of Us, il cui testo affronta attraverso efficaci metafore il tema della xenofobia e delle differenze culturali e sociali. Ontology mescola a tratti sonorità orientali e quelle trionfali di una colonna sonora western, ponendosi domande esistenziali, mentre la successiva Intrasport, ultimo singolo a essere pubblicato prima dell’uscita dell’album, si sposta su toni disco e funk: il titolo inventato si riferisce all’azione di cacciare un essere della propria specie. Si susseguono in ultima battuta i riff di chitarra della frenetica Oddlife, le ritmiche serrate dell’acustica, più morbida e ottimista Honey, terminando il percorso con la distruttiva The Hungry Wolf Of Fate, traccia di matrice stoner.
“K.G.” rappresenta un buon disco per quanto concerne le “Explorations Into Microtonal Tuning”, non è paragonabile al trash metal omaggiato in “Infest The Rats’ Nest” (2019) o a uno dei loro migliori lavori come “Nonagon Infinity” (2016), ma dimostra come i Gizzard possano risultare vincenti ancora una volta per complessità, versatilità e scrittura.
(2020, Flightless)
01 K.G.L.W.
02 Automation
03 Minimum Brain Size
04 Straws In The Wind
05 Some Of Us
06 Ontology
07 Intrasport
08 Oddlife
09 Honey
10 The Hungry Wolf Of Fate
IN BREVE: 3,5/5