In un’epoca come quella che stiamo vivendo, in cui quasi chiunque può mettere mano ad un computer e ad un sintetizzatore e “creare” musica, risulta ancor più difficile che in passato delineare il confine fra chi questa cosa la fa bene e con cognizione di causa e chi, invece, vive della luce riflessa dai primi. I Ladytron nei loro ben dieci anni di carriera hanno saputo cavalcare l’onda della musica elettronica come pochi altri: riciclandosi senza ripetersi, commistionando il giusto, scoprendo il vaso del passato per estrarne l’indispensabile dose di vischiosa ispirazione. E le loro soddisfazioni hanno saputo togliersele, con due album come “Witching Hour” (2005) e “Velocifero” (2008), pieni zeppi di hit e potenziali hit e acclamati come il nuovo che avanza in ambito electro/synth-pop. Il 2011, oltre che del loro greatest hits “Best Of 00-10”, è anche l’anno di questo Gravity The Seducer, attesa quinta fatica del quartetto di base a Liverpool. La prima impressione, quella a pelle (delle orecchie) che non sbaglia quasi mai, è che “Gravity The Seducer” sia un album di maniera. I Ladytron, infatti, nelle dodici tracce che compongono il lavoro non rinunciano a nessuno degli stereotipi dietro cui si sono ben celati negli ultimi anni: atmosfere algide che si addirebbero alla perfezione a pellicole e ambientazioni post-atomiche (White Cold); pulsazioni tachicardiche che accompagnano da cima a fondo i brani (Ritual, Altitude Blues, Melting Ice); giusto ed equilibrato connubio fra vintage strumentale e modernità aliena (Mirage); filtri vocali che rendono la voce di Mira Aroyo eterea e distante (White Elephant), strumento in una band che di strumenti tradizionali ne mette all’opera davvero pochi. E’ però passando ad un ascolto più approfondito che emerge quella che è la vera novità che “Gravity The Seducer” porta al sound della formazione britannica: per la prima volta con una certa costanza, infatti, trapelano soffi di calore umano (Moon Palace, 90 Degrees) che ammorbidiscono e danno vita a gelide macchine e metallici respiri. Ed era questo il passo che i Ladytron potevano e dovevano compiere per giungere ad una definitiva consacrazione. La missione si può ritenere portata a termine.
(2011, Nettwerk)
01 White Elephant
02 Mirage
03 White Gold
04 Ace of Hz
05 Ritual
06 Moon Palace
07 Altitude Blues
08 Ambulances
09 Melting Ice
10 Transparent Days
11 90 Degrees
12 Aces High
A cura di Emanuele Brunetto