“FLOTUS”, acronimo di “For Love Often Turns Us Still”, è l’ennesima dimostrazione di un talento che, partendo da presupposti alt-country, si è costantemente evoluto alla ricerca di soluzioni mai banali e molto spesso coraggiose, anche quando questo coraggio non era affatto richiesto. Questo è un disco che dalla testa alla coda regala tutto e il contrario di tutto, che parte con il gancio col passato dei quasi dodici minuti acustici di In Care Of 8675309 e si conclude con i ben diciotto di The Hustle, esattamente l’opposto dell’apertura col suo soul bianco e il tappeto elettronico in sottofondo.
Nel mezzo, Wagner e i suoi non si scompongono più di tanto nel prendere spunti fra i più disparati per farli propri in scioltezza: la voce effettata da un vocoder che sa tanto Bon Iver in Directions To The Can (e in svariati altri passaggi), l’accoppiata piano-beat che avvicina la title track a James Blake, la schizofrenia tutta moderna di NIV e il costante utilizzo di basi tendenti all’hip hop di Frank Ocean (JFK, Relatives #2, Writer), sono tutti elementi che rivoltano come un calzino l’immaginario Lambchop in modo sorprendente.
La classe con cui Wagner si approccia al “nuovo” è innegabile, così come la capacità di filtrare ogni input col suo personalissimo setaccio. Così, il risultato è un album che amplia in maniera esponenziale lo spettro stilistico dei Lambchop senza fargli perdere contatto con la propria essenza, attenti a ciò che accade tutt’intorno ma non per questo inginocchiati al cospetto delle mode. Far sapere a Wagner quant’è bravo a questo punto diventa un obbligo.
(2016, Merge)
01 In Care Of 8675309
02 Directions To The Can
03 Flotus
04 JFK
05 Howe
06 Old Masters
07 Relatives #2
08 Harbor Country
09 Writer
10 NIV
11 The Hustle
IN BREVE: 4/5