Home RECENSIONI Liam Gallagher – C’mon You Know

Liam Gallagher – C’mon You Know

Everything’s Electric è un anthem clamoroso e potente. È doveroso aprire in medias res quando si parla di colui che, a detta di molti, sarebbe una delle ultime rockstar, carismatico, esagerato, fedele alle proprie idee, al look mod riconoscibile dall’immancabile fishtail parka (come abbia fatto ad indossarlo perfino al Medimex di Taranto nel 2019 in pieno Giugno resta un mistero), ma con un pizzico di consapevolezza in più che ogni tanto affiora, ormai giunto alla soglia del mezzo secolo. Per sua stessa recente ammissione, Liam Gallagher non ha mai preso gusto nello scrivere e comporre, purtroppo, e se oggi si diletta addirittura a strimpellare qualcosa alla chitarra, quella è una cosa alla quale non ha mai dovuto (e voluto) pensare troppo, soprattutto quando a farlo era suo fratello Noel.

Rkid non ne ha certamente pochi di difetti, anzi, ma se proprio volessimo pescarne uno, il più limitante, sarebbe quella sfrontata nostalgia nei confronti degli Oasis, a causa del mancato esercizio di scrittura (non quella dei tweet, lì è cintura nera incontrastata) che non gli ha mai permesso di andare avanti totalmente. Eppure non è raro al giorno d’oggi vedere album prodotti in maniera esagerata o scritti a cinquanta mani, quindi a lavorare con qualcuno da quel punto di vista non ci sarebbe nulla di male, e il singolo Everything’s Electric ne è la prova: frutto di una collaborazione con Dave Grohl, che in materia di rock da stadio sa il fatto suo, e Greg Kurstin, nasconde nel testo un messaggio importante, inedito da parte di LG: tentare di andare avanti mettendo da parte il passato.

Lennoniana fin nei più microscopici dettagli, More Power non è l’apertura che tutti si sarebbero aspettati, meno di impatto rispetto ad opener come furono “Shockwave” o “Wall Of Glass”, ma molto più personale ed emotiva per i temi affrontati, che rimandano all’infanzia e al rapporto con la propria famiglia. Più interessanti sono invece i ritmi di Diamond In The Dark, dove si nota qualche novità stilistica e un assaggio di parlato-cantato nel ritornello, mentre le note giocose e beatlesiane di Don’t Go Halfway e l’incedere onesto e grandioso di C’mon You Know sono, paradossalmente, le opere meno riuscite in assoluto nell’intera discografia di Liam: impossibili da ricordare, nel bene o nel male, poiché prive di quel “quid” in grado di smuovere emotivamente.

Risalgono lentamente la china la ballad orchestrale Too Good For Giving Up e i giri di batteria della gradevole It Was Not Meant To Be, per poi svoltare e cambiare radicalmente indirizzo con la già citata Everything’s Electric, alla quale fanno seguito una sequela di tracce valide, in primis l’armonica e gli archi nineties e suadenti della “screamadelica” World’s In Need, e la ben congegnata Moscow Rules (il cui titolo, coi tempi che corrono, stava per andare incontro ad insensata censura), nata dalla collaborazione con Ezra Koenig, frontman dei Vampire Weekend. Spiazza totalmente, e farà storcere il naso ai fan della prima ora, l’elettronica di I’m Free, in netta contrapposizione alla psichedelia rassicurante di Better Days. Il cerchio si chiude con l’ulteriore strizzatina d’occhio a Lennon Oh Sweet Children, ma come nei precedenti “Why Me? Why Not.” (2019) e “As You Were” (2017), le bonus track forniscono qualche spunto sonoro niente male in più (tanto che vien da chiedersi, per la terza volta consecutiva, ma perché non includerle direttamente?): la versione deluxe dell’album include i cori e gli accenni funk di The Joker e i riff scuri di Wave.

C’mon You Know è la riaffermazione di un’icona che non ha ormai bisogno di presentazioni, dove c’è qualcosa che vale la pena ascoltare e che si fa ricordare volentieri, e altro che passa in secondo e terzo piano, con qualche marcato tentativo più o meno riuscito di spaziare rispetto al passato. A questo punto, la domanda cruciale è: vale ancora la pena dare credito a Liam Gallagher? Quando parla di reunion degli Oasis e scazzi da soap opera con il fratello forse no (poi in cuor nostro siamo liberi di pensare: “non succederà mai, ma se succedesse…”), ma quando è se stesso e ce la mette tutta sì, merita una possibilità.

(2022, Warner)

01 More Power
02 Diamond In The Dark
03 Don’t Go Halfway
04 C’mon You Know
05 Too Good For Giving Up
06 It Was Not Meant To Be
07 Everything’s Electric
08 World’s In Need
09 Moscow Rules
10 I’m Free
11 Better Days
12 Oh Sweet Children

– Deluxe –
13 The Joker
14 Wave

IN BREVE: 3/5

Martina Vetrugno
Studentessa di ingegneria informatica, musicofila, appassionata di arte, letteratura, fotografia e tante altre (davvero troppe) cose. Parla di musica su Il Cibicida e con chiunque incontri sulla sua strada o su un regionale (più o meno) veloce.