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Lianne La Havas – S/T

Lianne La Havas, terzo e omonimo album della musicista londinese, arriva dopo una pausa in studio di registrazione di ben cinque anni. Dopo “Blood” (2015), dal quale non si è mai sentita totalmente rappresentata, in questo lungo periodo di quiescienza la giovane cantante ha vissuto esperienze che l’hanno spinta a ritrovare l’ispirazione per scrivere ancora, prima fra tutte la conclusione di una relazione che l’ha segnata profondamente. Non parliamo di un album nato per vendere a tutti i costi, è un qualcosa di realmente voluto, figlio di una creatività spontanea e di momenti in cui sentiva la reale necessità di esprimersi, nel senso più viscerale possibile.

Un processo naturale come lo è il tema centrale del disco: il ciclo vitale di un fiore che “deve seccarsi e morire, per poter rinascere” è usato come metafora delle fasi di una relazione d’amore, una di quelle che, come la sua, arrivano tristemente al capolinea. La prima fase, l’infatuazione, quella fatta di chimica e voglia reciproca, è raccontata dalla sofisticata Read My Mind e da Green Papaya, nella quale Lianne, sensualissima, canta “let’s make real love”, senza mezzi termini. Poi subentra la vera conoscenza e tutto comincia a cambiare, i sentimenti si fanno più profondi e allo stesso tempo la serenità viene minata dai primi scontri. Can’t Fight, nonostante l’atmosfera del pezzo non lo suggerisca, parla proprio di questo, mentre Paper Thin si riferisce alla fragilità alla quale si è esposti quando si è sentimentalmente coinvolti e alla presa di coscienza del fatto che se non impari ad amare te stesso non puoi amare gli altri.

L’ipnotico intreccio di voci in Out Of Your Mind (Interlude) fa da intermezzo che separa il disco in due parti e segna il passaggio anche a un’altra fase dell’amore. Questa seconda parte si apre con la cover di Weird Fishes dei Radiohead, che Lianne suona dal vivo sin dal 2013. Rivisitata in chiave più soul, nonostante l’arrangiamento non si discosti molto dall’originale, è una delle cover della band di Thom Yorke meglio riuscite di sempre, con un climax finale da pelle d’oca. Please Don’t Make Me Cry ci porta nel vivo della sofferenza d’amore, con un titolo che lascia davvero poco spazio all’immaginazione, mentre Seven Times, il brano preferito di Lianne, è una preghiera, dal ritmo tropicale, che fa per il suo ex ragazzo affinché trovi la sua pace interiore. La storia arriva al capolinea, tutti gli sforzi fatti per tenere intatto il rapporto sono andati in fumo, restano solitudine e ricordi dolorosi, ciò di cui è fatta Courage, ovvero malinconiche riflessioni.

Ma dalle proprie ceneri si rinasce e Sour Flower è proprio il ritrovato amore per se stessa. Il titolo viene da un caro consiglio della nonna di Lianne, che le ripeteva spesso quando era piccola: “That’s your sour flower, that’s your problem, you deal with it”. Suona come un risveglio, la voce è piena, fiera. L’album comincia e finisce con lo stesso brano, Bittersweet: nel disco sono contenute la versione estesa come prima traccia e una edit più breve in chiusura. È un pezzo estremamente coinvolgente, ricco di groove e fascino, la dichiarazione finale di chi ha rimesso insieme i propri pezzi.

In questo LP si percepisce ogni sfumatura del dolore e della rinascita di Lianne, è emotivamente diverso dai dischi precedenti e il fatto che sia nato da una vicenda personale è tangibile. Aggiungiamo a ciò l’estremo talento di questa ragazza, polistrumentista e cantante fuori dal comune, capace di cullarti ed esprimere infinita dolcezza tanto quanto di tirare fuori gli artigli ed essere graffiante, potente, dotata di agilità ed estensione vocale impressionanti. La cantante londinese riconferma il suo genio creativo svelandoci allo stesso tempo il suo lato più intimo. Oltretutto, quando un artista dà il proprio nome a un lavoro gli dona implicitamente un’importanza diversa, ci comunica che quell’opera lo rappresenta, che è la conversione in arte della sua essenza, e in questo caso la parte più profonda di sé che Lianne La Havas ha voluto farci conoscere attraverso questo disco ha fatto decisamente la differenza.

(2020, Warner / Nonesuch)

01 Bittersweet (Full Lenght)
02 Read My Mind
03 Green Papaya
04 Can’t Fight
05 Paper Thin
06 Out Of Your Mind (Interlude)
07 Weird Fishes
08 Please Don’t Make Me Cry
09 Seven Times
10 Courage
11 Sour Flower
12 Bittersweet

IN BREVE: 4/5

Giulia Bifaro
Ho quasi rischiato di diventare una donna di scienza, ma l'emisfero destro del mio cervello ha sempre avuto la meglio. Quando viaggio ci sono due cose che mi mandano in bestia: non avere cibo e cuffie.