Se otto anni possono essere considerati un lasso di tempo abbastanza lungo per stabilire la crescita di un individuo, va da sé che la medesima regola sia applicabile per ascoltare la maturità di un progetto musicale. Andiamo con ordine: Hannah Reid, voce della band inglese London Grammar, aveva ventitré anni al momento del loro debutto (“If You Wait”, 2013). Il trio, composto da Dan Rothman (chitarre) e Dot Major (percussioni) ha pubblicato tre album, dal 2013 al 2021, una media di un disco per quadriennio ed esattamente quattro anni fa discutevamo su queste pagine di “Truth Is A Beautiful Thing” (2017) come di una diagnosi pigliatutto, capace di combinare dream pop, trip hop, orchestral pop e soul, grazie alla voce morbida di Hannah Reid e alle diverse contaminazioni dei tre componenti.
Nonostante l’inesperienza e la (relativa) giovane età, i primi due album dei ragazzi di Nottingham avevano un discreto potenziale, in termini di carattere e personalità. Purtroppo, non si può dire lo stesso di California Soil, uscito su Ministry Of Sound, un disco talmente ben confezionato e avulso da sbavature da diventare anonimo al secondo ascolto; unica dissonanza: la mancata crescita professionale del trio.
Se da un lato la Intro elargisce promesse sinfoniche che di fatto non mantiene, dall’altro “California Soil” trasforma le sue fonti di ispirazione inconsce (Massive Attack, Florence And The Machine) in semi plagi del tutto impersonali (California Soil, How Does It Feel). Proseguendo con il minutaggio la situazione non migliora e si fatica a mantenere l’attenzione nella sequenza composta da Lord It’s A Feeling e How Does It Feel, complice anche l’assonanza tra titoli.
Il paradosso di questa parabola temporaneamente discendente, che causa immobilità/immaturità creativa, risiede nelle dichiarazioni della stessa Hannah Reid, che parla di “California Soil” come di un disco liricamente inclusivo e femminista. Le difficoltà di Reid, in qualità di donna e cittadina straniera, a vedersi riconosciuto il ruolo di artista senza disparità di trattamento, all’interno di un contesto prevalentemente maschile e differente dal suo paese di origine, hanno stimolato la cantante ad avere un atteggiamento più assertivo rispetto al passato e a tradurlo sotto forma lirica.
Così, nascono i testi della title track e di America, atti a raccontare il suo rapporto con gli Stati Uniti, dall’innamoramento della cultura popolare americana fin da bambina, all’impatto derivante dalla fine dell’idealizzazione di quella stessa cultura. Ma questo non basta per evitare di valutare “Californian Soil” al di sotto delle aspettative. Il pubblico dei London Grammar è cresciuto, è ora che diventino grandi anche loro.
(2021, Ministry Of Sound)
01 Intro
02 Californian Soil
03 Missing
04 Lose Your Head
05 Lord It’s A Feeling
06 How Does It Feel
07 Baby It’s You
08 Call Your Friends
09 All My Love
10 Talking
11 I Need The Night
12 America
IN BREVE: 2/5