Conviene che io premetta qualcosa prima di iniziare: l’indie pop rock di matrice chitarristico/rumorista ha frantumato tutto ciò che si può metaforicamente frantumare nel mio non proprio metaforico apparato riproduttivo. Sono almeno quattro anni che ascolto una sequela di album ad originalità pressoché nulla (con qualche rara eccezione) e vedo l’esaltazione nei commenti di critica e pubblico rispetto a prodotti francamente insipienti nell’approccio ed irrilevanti nel contenuto. Fatto questo dovuto proemio, passiamo al succo: l’album è una davvero scadente. Immagino che potrei fermarmi qui, ma sarei tacciato di essere parziale (come se chiunque scrivesse non lo fosse), quindi procederò nei dettagli. Immagino, se seguite un minimo il mondo della musica internazionale (no, Shakira non è musica internazionale, è un gradevolissimo fondoschiena) che conosciate perlomeno qualcosa del secondo album dei nostri eroi Gallesi (che PopMatters non esita a definire “the best band in the U.K.”), l’universalmente acclamato “We Are Beautiful, We Are Doomed”… perfetto: quest’album è un riciclaggio malriuscito di quell’altro. Quando un album pop-rock (non black metal, non grindcore e nemmeno noise) non trovi un aggettivo migliore per descriverlo che “rumoroso”, possibilmente significa che le orchestrazioni di chitarra fintamente trascurate (ma in realtà accuratamente pianificate) con le quali hai riempito cinquanta maledettissimi minuti di musica, non sono poi così interessanti e originali come te le eri prefigurate astrattamente. E persino il concetto che sta alla base dell’album stesso (Romance Is Boring) è stato espresso mille altre volte, e in maniera migliore. L’anno scorso ad esempio (o quindici anni fa, in base ai punti di vista), qualcuno lo diceva con parole splendide e che nascondevano qualcosa di più profondo di questa carnevalata (“this joke sport severed / I endeavoured / To find a place where / I became untethered”). Durante l’ultimo ascolto di questo meraviglioso album, quello che venne prima di questa meravigliosa recensione, mi appuntavo le nuove uscite discografiche, controllando sul sempre fedele Tubo se valesse almeno la pena di scaricare l’uscita in questione… intervallando i Los Campesinos! con i pezzi dal Tubo, ho percepito con esattezza, meglio di quanto qualunque giustificato preconcetto potesse suggerirmi, quanto valga quest’album; persino i Lady Antebellum (una versione più insipida di quel fenomeno commerciale di Shania Twain) mi sono risultati più intriganti di quest’album, che non è nemmeno abbastanza brutto da essere interessante.
(2010, Arts & Crafts)
01 In Medias Res
02 There Are Listed Buildings
03 Romance Is Boring
04 We’ve Got Your Back (Documented Minor Emotional Breakdown #2)
05 Plan A
06 200 – 102
07 Straight In At 101
08 Who Fell Asleep In
09 I Warned You: Do Not Make An Enemy Of Me
10 Heart Swells / 100-1
11 I Just Sighed. I Just Sighed, Just So You Know
12 A Heat Rash In The Shape Of The Show Me State; Or, Letters From Me To Charlotte
13 The Sea Is A Good Place To Think Of The Future
14 This Is A Flag. There Is No Wind
15 Coda: A Burn Scar In The Shape Of The Sooner State
A cura di Nicola Corsaro