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Lou Reed & Metallica – Lulu

Buona idea: creare geneticamente una donna con il corpo di Elle Macpherson, con la rettitudine morale di Martin Luther King e l’intelligenza di Einstein. Buona idea: Platini che abbandona il calcio nel preciso momento nel quale la parabola ascendente raggiunge il vertice. Buona idea: creare un programmino gratuito che consenta, peer to peer, lo scambio di files tra utenti di tutto il mondo. Buona idea: Lou Reed che collabora con i Metallica per sviluppare una riduzione poetico-musicale di un’opera del drammaturgo tedesco Frank Wedekind, per una durata di quasi 90 minuti. Trova l’intruso, scriverebbe un editor per la Settimana Enigmistica. Si può definire quest’album con una sola frase: il buon Lou l’ha fatto ancora. A distanza di 36 dannati anni da quella colossale presa per i fondelli che il mondo conosce come “Metal Machine Music”, 65 minuti di rumore insensato diviso su quattro facciate di vinile (“Anyone that gets to side four is dumber than I am”), Mr. Lou Reed, l’uomo che odia il suo pubblico quanto Gatto Silvestro odia quel maledetto cosino giallo col testone, l’ha fatto ancora. Nessuna speranza di redenzione, questo è tutto quanto di peggio avete immaginato ed anche di più. I Metallica brancolano per i 90 minuti di questo doppio compact disc (se esistesse ancora qualcuno che li compra) come dei ragazzini nel garage del papà con degli strumenti quasi più grandi dei loro esili corpicini, con le tracolle strette al massimo ma ancora troppo lunghe; e non fate l’errore di intendere questa affermazione nel senso che suonino con entusiasmo, intendetela invece come “inconcludenza ed incompetenza degna di ragazzini delle medie”. C’è però da dire, a parziale discolpa, che Lou li batte 6-0 6-0: essendo incomparabilmente alto il volume della band californiana rispetto alle sue consuete band, finisce per urlare la maggior parte del tempo, impossibilitato al suo crooning, senza mai completare una linea melodica degna di tal nome ed arrancando rispetto ai ritmi della band, sempre troppo veloci. Esempio perfetto di tutto ciò è Mistress Dead, con un riff ispirato ai tempi di “Master Of Puppets” ma in realtà senza alcun senso e un Lou Reed che si sgola cercando di compensare la rabbia del riff con la sua. Aggiungiamoci che i testi a sostegno di questa brillante “opera d’arte” sono i peggiori mai partoriti dalla mente del poeta newyorkese: “You have your feelings / I have mine / I spit upon you and change my mind”, recita negli 11 minuti di crescendo di Cheat On Me, 11 minuti di crescendo che Hetfield cerca di redimere cantando il ritornello, senza risultati degni di nota. O ancora ci delizia con “A puny body and a tiny dick / A little dog can make you sick” e “The spring and the will follow me around / While you sniff your shit in the wind / Sniff your shit in the wind / Money can do anything” nella brillante Little Dog, una “Fade To Black” privata dell’arpeggio e della melodia e con l’aggiunta di un feedback continuo e un tizio – Hammett, immagino? – che percuote una chitarra acustica… e dura la bellezza di 8 minuti! Non parliamo dell’anteprima prescelta per promuovere l’album, un riff di sabbathiana memoria dal nome di The View illuminato da versi come “I Want To Have You Doubting / Every Meaning You’ve Amassed / Like A Fortune / Oh Throw It Away / For Worship Someone / Who Actively Despises You”. L’unico momento musicalmente degno di nota è la conclusiva Junior Dad, con un perfetto incedere rock arricchito da un sontuoso arrangiamento d’archi, reminiscenza dei Velvet Underground seppur senza la preziosa isteria di John Cale, ed anche il testo del buon (ehm…) Reed è ottimo, seppur recitato come al solito in maniera spregevolmente noiosa e ritmicamente inconsistente, ma il tutto viene trascinato per 19 minuti come se niente fosse, senza nessuna ragione plausibile. Insomma io non la bevo. Secondo me Lou Reed sta spanciandosi dalle risate alle spalle di tutti i brillanti critici che hanno avuto il coraggio di dire cose positive di quest’album, alle spalle dei Metallica, vittime inconsapevoli (o consapevoli? Non lo sapremo mai, immagino), e alle spalle di ogni povero stronzo che ha il coraggio di scucire anche un solo dollaro per questa roba.

(2011, Warner / Vertigo)

– CD 1 –
01 Brandenburg Gate
02 The View
03 Pumping Blood
04 Mistress Dread
05 Iced Honey
06 Cheat on Me
– CD 2 –
01 Frustration
02 Little Dog
03 Dragon
04 Junior Dad

A cura di Nicola Corsaro

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