Home RECENSIONI LUMP – S/T

LUMP – S/T

C’è sempre la tendenza a uniformare dentro un unico calderone tutte le diverse proposte per quello che riguarda le interpreti nel mondo della musica contemporanea. Si ripetono sempre gli stessi cliché e si adoperano sempre le stesse formule e definizioni, che fanno per lo più riferimento a schemi oramai predefiniti e ancorati a figure quasi mitologiche – oltre che iconiche – nell’immaginario pop non solo musicale. La conseguenza è che in questi casi si perde di vista il vero senso reale e concettuale all’interno di una singola opera e si va a commentare con una certa superficialità dozzinale un intero lavoro, questo a prescindere non solo dalla sua qualità intrinseca, ma pure dal proprio punto di vista. Questo succede in una maniera quasi autogena, senza che ce ne si renda conto, così prima di scrivere di un disco come questo (che per la verità è quello che si potrebbe definire un gioiellino di musica pop) l’ho voluto ascoltare più volte e assimilare bene.

Il risultato finale, per ciò che riguarda il mio apprezzamento, è stato quasi inaspettato: questa collaborazione tra Laura Marling e Mike Lindsay (Tunng, ma suggerisco vivamente di ascoltare il disco pubblicato nel 2016 su Thrill Jockey in coppia con Sam Genders con il moniker Throws) e autodeterminatasi come LUMP, funziona e funziona anche molto bene, sublimando in qualche maniera le capacità interpretative e compositive sul piano lirico della cantautrice dell’Hampshire e rinnovandone lo stile con nuovi vigore e linfa in virtù delle capacità di un musicista e producer sicuramente sofisticato, che qui conferma tutto il suo talento.

L’incontro fatale tra i due è avvenuto nel Giugno 2016 a Londra su una pista da bowling all’interno dell’O2: Laura Marling suonava come spalla di zio Neil Young. Subito è scattata la scintilla e solo due giorni dopo la coppia ha cominciato a registrare le parti del disco, impiegando praticamente una sola settimana. Salvo il lavoro successivo di post produzione e arricchimento della varietà dei suoni di Lindsay, che qualcuno ha definito troppo artificiale per la tipica naturalezza della Marling ma che secondo me ha un suo senso proprio per questa stessa ragione.

Il disco si allinea del resto a tutta una serie di produzione nello stile folk minimalista elettronico, spezzando quindi il legame con una certa ambientazione necessariamente ancestrale e naturalista, collocandosi in una dimensione più “glaciale”, ma comunque tenue e delicata, mai distaccata, dove non mancano rievocazioni di una certa psichedelia anni settanta, vedi Late To The Flight o Curse Of The Contemporary, ma dove abbondano loop e sovraincisioni anche ammiccanti, vedi l’uso della eco in May I Be The Light che ha quasi delle pieghe neo soul in chiave James Blake; dubstep e vertigini Radiohead accennate come in Rolling Thunder; uso esteso di minimalismi sintetici e cristallini su una dimensione orizzontale in Hand Hold Hero e suggestioni world ambient in Shake Your Shelter. Fino alla curiosa scelta di chiudere il dischetto con la “recita” dei crediti dell’album.

Curiosi i riferimenti fatti dai due compagni di avventure (che nel frattempo non hanno nascosto che questo potrebbe essere solo il primo capitolo di una collaborazione destinata a durare nel tempo) riguardo un artista che considero sinceramente plastificato come Father John Misty. Un disco come LUMP, per quanto chiaramente formato su basi compositive quadrate che hanno dei connotati e delle forme geometriche in una matematica programmazione degli spazi e dei tempi, così come dei dosaggi della voce della performer, è infatti distante anni luce dalle modalità compositive di J. Tillman, ma allo stesso tempo, se i suoni vi possono sembrare artificiali, la verità è che in fondo ci sono più contenuti in questa mezz’oretta che in certe pompose e pretenziose composizioni folk devozionali, che si sperava fossero oramai estinte ma che invece in una spinta reazionaria e negazionista negano la bellezza della semplicità e del tempo presente, che qui si invita invece in maniera delicata a raccogliere tra le proprie mani.

(2018, Dead Oceans)

01 Late To The Flight
02 May I Be The Light
03 Rolling Thunder
04 Curse Of The Contemporary
05 Hand Hold Hero
06 Shake Your Shelter
07 LUMP Is A Product (Credits)

IN BREVE: 3/5

Emiliano D'Aniello
Sono nato nel 1984. Internazionalista, socialista, democratico, sostenitore dei diritti civili. Ho una particolare devozione per Anton Newcombe e i Brian Jonestown Massacre. Scrivo, ho un mio progetto musicale e prima o poi finirò qualche cosa da lasciare ai posteri. Amo la fantascienza e la storia dell'evoluzione del genere umano. Tifo Inter.