Nel corso della sua lunga carriera di produttore, Jimmy Iovine dichiarò che una delle cose che lo facevano imbestialire di più era notare qualcuno infastidito per la diversità di un disco rispetto al precedente. Non ci si riferisce a casi evidenti di regressione, ma è pur vero che quando un’artista cambia rotta incontra sempre qualche difficoltà e paradossalmente nei confronti di un pubblico fidelizzato.
Lykke Li, all’anagrafe Li Lykke Timotej Zachrisso, svedese di nascita, garbata per natura, nomade per necessità, in grado di conquistarsi, dal 2007 a oggi, palchi da veterani (Glastonbury nel 2014) e collaborazioni blasonate (è sua la voce in “The Trobules”, closing track di “Songs Of Innocence” degli U2), cambia rotta dai precedenti tre album e compie un triplo salto patinato nel mondo hip hop. Lasciati i reverberi vocali, le armonie dark pop e il produttore Björn Yttling, si attrezza di un apparato bellico specializzato in eccellenze pop, hip hop e contemporary r’n’b (Malay, Jeff Bhasker, Rostam , Illangelo, Jonny Coffer, DJ Dahi, T-Minus, Skrillex, Emile Haynie) e lavora come un mulo per quattro anni. Il risultato è So Sad So Sexy, nomen omen, un album quanto mai ammiccante, triste e sensuale.
Pur in assenza di picchi di sublimazione (la collaborazione con Aminé in two nights si rivela nulla di trascendentale), l’album mantiene comunque un profilo medio e godibile alternando pezzi ballabili (impossibile non scorgere il tocco magico di Bhasker, Malay, T-Minus e Rostam in deep end e hard rain) a tracce più sognanti e introspettive (last piece, so sad so sexy, better alone). Alla fine, il dream pop di utopia, con un video che alterna immagini amatoriali dell’infanzia dell’artista con altrettanti filmati di suo figlio Dion, è il personale messaggio d’amore “da madre a madre” che Lykke Li rivolge alla sua, venuta a mancare nel 2017.
Nonostante l’attitudine del disco ad agevolare footwork, freez e altri istinti ballerecci hip hop style, l’erotismo vocale dell’artista svedese e i suoi testi, riflessioni nichiliste e malinconiche sulla vita e sui rapporti sentimentali, sono utili a ricordare agli ascoltatori la sua base di partenza e far si che si chiuda un occhio sulla diffusa sciatteria dei titoli in lowercase.
(2018, LL / RCA)
01 hard rain
02 deep end
03 two nights (feat. Aminé)
04 last piece
05 jaguars in the air
06 sex money feelings die
07 so sad so sexy
08 better alone
09 bad woman
10 utopia
IN BREVE: 2,5/5