La Drag City ha una lunga storia d’amore con i Major Stars, uno dei gruppi più tosti e forse allo stesso tempo meno considerati del rock psichedelico americano. In effetti si può dire che non abbiano mai ottenuto grossi riscontri nel vecchio continente, ma il gruppo vanta una storia gloriosa che risale all’inizio degli anni Ottanta.
Nei fatti i Major Stars come progetto così denominato nascono quindici anni fa, ma i due capi fondatori, Wayne Rogers e Kate “Village” Biggar, sono due figure storiche del rock psichedelico americano e vantano una lunga tradizione con la militanza in progetti come Crystalized Movements, Vermonster, BORB, Magic Hour. Senza considerare le pubblicazioni degli album da solista di Rogers. Il loro ultimo disco si intitola Roots Of Confusion Seeds Of Joy ed è uscito un po’ in sordina rispetto alle pubblicazioni nel genere degli ultimi mesi e la cosa, alla luce della gran qualità e robustezza del suono di questo album, appare del tutto ingiustificata se non per ragioni che possiamo attribuire a quella che possiamo considerare come “moda”, dato che non vi sono dubbi di come i Major Stars siano probabilmente “demodé”. Fuori moda per forza, data la lunga storia che nasce negli anni Ottanta e poi si rinvigorisce negli anni successivi, arrivando fino ad oggi senza togliere quella durezza del suono quasi hardcore e più spaccona giovanile, quella verve anni Novanta caratteristica, i Major Stars sono però forse proprio per questa ragione un gruppo interessante nel panorama attuale.
In un momento in cui molte band mettono da parte le chitarre (non tutti, se Ty Segall si toglie lo sfizio di fare un disco senza chitarre, oppure dei campioni del genere come i King Gizzard e in particolare gli Oh Sees nel loro ultimo potente album puntano forte sulla robustezza del suono dello strumento) i Major Stars si ripropongono nella solita formazione a sei componenti con tre chitarristi, che ha un carattere aerodinamico come quello di un jet supersonico e trasversale, nel senso che mettono assieme chitarrismi tipo Van Halen (The Tightener, Out In The Light) con la robustezza del suono alt rock e toni epici à la Thalia Zedek (Spun Around, All For One) oppure à la Robert Pollard e Guided By Voices (Echo).
“Roots Of Confusion Seeds Of Joy” è un disco che potrebbe apparire ostico e che invece proprio per queste sfumature alt rock anni Novanta riesce a essere avvicinabile e potrebbe suonare in maniera molto fedele ad ascoltatori che si sono formati nel corso di quegli anni. Magari potrebbe anche rappresentare per i più giovani una porta verso determinati suoni che colgono riferimenti qua e là nella storia del rock dalla fine degli anni Settanta ad oggi. Siamo sicuri che se gli presterete orecchio, questi simpatici psiconauti riusciranno a fare breccia nei vostri cuori.
(2019, Drag City)
01 The Tightener
02 I Don’t Believe
03 Echo
04 Out In The Light
05 Spun Around
06 All For One
07 Dawn And The Spirit
IN BREVE: 3/5