Non è stato facile per Brian Warner rimettere in piedi una carriera che, fatta eccezione per qualche sporadico passaggio, da “Holy Wood” (2000) in poi non c’ha più bruciato la pelle fino quasi a scarnificarci. Poi nel 2015 la felice e inattesa intuizione di mettersi a giocare col blues in “The Pale Emperor”, seguito due anni dopo da quel “Heaven Upside Down” che, lontano dall’essere un ritorno alle origini, gli ha però consentito di fare pace col se stesso di tanti anni prima. Due album, questi, che hanno aperto nuove prospettive e possibilità per un artista estremamente dotato, trasversale, ambizioso, spesso tradito proprio da queste sue stesse qualità.
Il Marilyn Manson di oggi non sputa più rabbia come una volta, adesso pensa tanto prima di dare fiato alle trombe, fa da Padrino del Male per una manciata di giovinastri che ambiscono a ruoli da protagonisti nel grande varietà dello show business americano (vedi ad esempio Machine Gun Kelly) e sul palco ci sale molto meno che in passato. Un profilo più basso, potremmo dire, o magari si tratta solo di un’apprezzabile presa di coscienza di quella che è la sua attuale dimensione, di ciò che può dare e soprattutto del modo giusto in cui puoi darlo.
Una consapevolezza che l’ha fatto arrivare al suo undicesimo lavoro in studio forte come mai da vent’anni a questa parte, forte del suo messaggio (in fondo sempre uguale, sebbene veicolato per vie diverse), forte di collaboratori che lo hanno aiutato a indossare abiti contemporanei (parliamo soprattutto di Shooter Jennings, che lo produce), forte di uno stile che valica i confini dello studio di registrazione e va dritto al concetto che sta dietro al personaggio Marilyn Manson. We Are Chaos fa tutto questo e lo fa sorprendentemente bene, a prescindere dalle spocchiose dichiarazioni che hanno portato Warner a parlarne come di un “capolavoro” in fase di annuncio del disco.
Capolavoro non è, perché sposta poco nell’economia della discografia targata Marilyn Manson e ancora meno in quella del rock di questo infausto 2020, ma è un album che funziona da ottimo collante per le molteplici incarnazioni cui Warner ha dato vita nel corso della sua carriera. Le ultime sono anche qui tra le più convincenti, vedi Paint You With My Love, una ballatona d’amore marcio in cui Warner si trasforma da bluesman a crooner senza colpo ferire, oppure la conclusiva Broken Needle, un’acustica e piano che attraversa gli stessi territori ma con una vena che riporta direttamente a “Mechanical Animals”, altezza “The Speed Of Pain”. E scusate se è poco.
Ed è proprio il disco del ’98 il gancio cui Manson s’appiglia maggiormente in “We Are Chaos”, lo fa nei riverberi dell’iniziale Red Black And Blue, nell’anthemico tappeto sintetico di Don’t Chase The Dead e in quello più dolce di Half-Way & One Step Forward, nella disperazione autentica di Solve Coagula. Più in generale, è l’uso dei synth a creare questo collegamento un po’ in tutto il disco, anche quando il suono si fa più pesante: è il caso di Infinite Darkness (che è anche il titolo del dipinto usato per la copertina), una botta aggressiva come Manson non ne tirava fuori da un po’, di Perfume, che furbescamente gioca sull’ormai classica e ricorrente marcetta della casa (quella di “The Beautiful People”, di “Disposable Teens”, etc.), oppure di Keep My Head Together, che ha le fattezze del candidato singolo con la sua melodia accattivante. A proposito di singoli, la title track è l’unico passaggio trascurabile di “We Are Chaos”, non fosse altro che per il fastidioso refrain.
Manson dice tanto di se stesso in quest’album e, di riflesso e come sua consuetudine, dice tanto anche sull’umanità dei nostri giorni, che sta affogando in un caos politico, economico, sociale e culturale senza precedenti, così tanto da finire per diventarne il decadente specchio, al netto di una pandemia (e delle sue cause) che non è affatto il focus di “We Are Chaos” sebbene gli si possa applicare. “Noi siamo caos”, siamo disordine e contraddizioni, siamo desideri inappagati e latente ma costante frustrazione, lo è l’intero Occidente e gli Stati Uniti in modo particolare. E Marilyn Manson lo sa, l’ha sempre saputo e l’ha sempre detto, oggi ancora una volta con forza.
(2020, Loma Vista / Caroline)
01 Red Black And Blue
02 We Are Chaos
03 Don’t Chase The Dead
04 Paint You With My Love
05 Half-Way & One Step Forward
06 Infinite Darkness
07 Perfume
08 Keep My Head Together
09 Solve Coagula
10 Broken Needle
IN BREVE: 4/5