Nel corso degli anni il kozelek-centrismo di Mark Kozelek è andato ben oltre l’ovvietà dei riferimenti autobiografici di un songwriter, ben oltre la vanità e l’individualismo insiti in chiunque faccia arte. Kozelek ci ha parlato di ogni minimo dettaglio della sua vita, spesso persino quelli insignificanti, fino a ottenere un assopimento che è un po’ lo stesso che ci procuravano i nonni con i loro racconti di guerra: interessanti le prime volte, dopodiché ridondanti.
Kozelek e i suoi molteplici alter ego/progetti sono sempre un bel sentire, ma dire troppo è pure peggio che non dire nulla e la logorrea compositiva che lo ha colpito negli ultimi anni, fino a questo omonimo Mark Kozelek, gli ha sicuramente nociuto. Presi uno a uno e astratti dalla conoscenza della sua discografia, anche questi nuovi brani sono affreschi di un songwriter impeccabile nella sua consueta indolenza. Ma il passato e il presente contano, devono necessariamente contare, quindi ci troviamo difronte all’ennesimo spiattellamento privato che perde sempre più il contatto con l’interlocutore/ascoltatore e diventa un diario scritto con la calligrafia di un medico, ovvero incomprensibile ai più.
Il punto non è più apprezzare Kozelek o meno, capirlo o meno, il punto è confermare che possa ancora essere interessante una sequela come questa di lavori indistinguibili uno dall’altro. Se la risposta è sì, accomodatevi pure, altrimenti non resta che mettersi l’anima in pace e aspettare che torni ad avere davvero qualcosa da dire.
(2018, Caldo Verde)
01 This Is My Town
02 Live In Chicago
03 The Mark Kozelek Museum
04 My Love For You Is Undying
05 Weed Whacker
06 Sublime
07 Good Nostalgia
08 666 Post
09 The Banjo Song
10 Young Riddick Bowe
11 I Cried During Wall Street
IN BREVE: 1,5/5