Non scherza affatto, vuole scalare classifiche e palinsesti FM a stretto giro. Non è un imperativo esclusivo, ma la volontà di “esserci” nel mondo allargato della musica, e la tenacia è tanta. Esordio solista e omonimo via Dead Oceans per il musicista neozelandese Marlon Williams, un tassello artistico e umano che lega lo sguardo di un The Tallest Man On Earth a Johnny Cash in Dark Child, come ai Timber Timbre sui confini armonici di Brian Wilson in After All, una intonazione ottimale e sogni allungati che lo inseriscono tra i grandi nuovi eroi “alt” underground.
Sei tracce inedite e tre cover, tra cui la straordinaria Silent Passage di Bob Carpenter, per un ascolto western con tutti i crismi. Nessuna novità, sia chiaro, ma una bella rinfrescata – se mai ce ne fosse stato bisogno – a un genere intramontabile, sempre banco di prova ed estro per milioni di musicisti, e il nostro Williams ne fa panacea di ballate, trotterellate field, intimità e sogni di infinito.
C’è un pizzico di Elvis nel valzer di I’m Lost Without You e un brivido di tenebra in Strange Thing a chiudere un piccolo scrigno di libertà made in New Zeland, in cui questo giovane scorrazza libero come un mustang indomito. Da ascoltare sognando lontananze.
(2016, Dead Oceans)
01 Hello Miss Lonesome
02 After All
03 Dark Child
04 I’m Lost Without You
05 Lonely Side Of Her
06 Silent Passage
07 Strange Things
08 When I Was A Young Girl
09 Everyone’s Got Something To Say
IN BREVE: 3/5