Il coraggio con cui i Mastodon si mettono in gioco a ogni pubblicazione è ammirevole. Non indugiano mai in riciclaggi sommari della formula raggiunta nell’album precedente, cambiano direzione pur mantenendo il proprio marchio di fabbrica. Poi se la via intrapresa sia di gradimento o meno dipende dal gusto personale. The Hunter è l’ennesimo crocevia del quartetto di Atlanta, quello che creerà l’abisso definitivo tra i sostenitori della prima ora e la folta schiera di ammiratori acquisita negli ultimi anni. Il solco era già stato scavato con “Crack The Skye”, punto da cui la band inevitabilmente riparte. Asciugate le digressioni progressive, le strutture dei brani tornano a un’ossatura essenziale, per certi versi simile a quella di “Remission” (in cui lo schema versi-refrain era pressoché sempre rispettato, seppur elaborato in un contesto sonoro diverso), ma la melodia ha adesso preso il totale controllo del flusso vocale. E c’è di che restare perplessi, non tanto per la qualità in sé delle trame – molti intrecci e armonizzazioni, tra l’altro –, quanto per come i maldestri Sanders e Hinds, che hanno finora dimostrato di essere cantanti ben al di sotto di un livello che potremmo educatamente definire “vomitevole”, riprodurranno dal vivo questa colata lavica di melodia pura. I programmi in studio fanno miracoli e le toppe di Auto-Tune si sentono. Il batterista Brann Dailor, nel frattempo, si fa vivo spesso nei pressi del microfono, stavolta prendendosi cura di intere strofe e ritornelli (Dry Bone Valley, Creature Lives) e non solo confondendosi nell’impressionante mole di cori, di cui si abusa senza ritegno. Come forse avrete già intuito, per “The Hunter” non ci spelleremo le mani dagli applausi e ce ne duole, dato che teniamo sott’occhio i Mastodon dal 2002 con un’ammirazione che ha del viscerale. Partiamo quindi dalle note stonate. La seconda parte della tracklist mostra una flessione di ispirazione notevole rispetto alla prima: Thickening la si poteva sviluppare meglio, è complicata ma involuta (l’impianto vocale è Queens Of The Stone Age fino al midollo); “Creature Lives” è una mezza pacchianata da stadio che neanche i Queen ubriachi marci avrebbero avuto l’indecenza di pubblicare; Bedazzled Fingernails accenna a qualche colpo di coda, ma quel vocoder crea ulcere timpaniche (e Octopus Has No Friends non scherza con gli effettini fastidiosi sulle voci). Inevitabile che le cose migliori si rintraccino quando i Mastodon si slacciano la cintura e calano l’asso metallico: Black Tongue apre con l’eco di “Crystal Skull” nel riff arcigno; Curl Of The Burl è un mid-tempo quadrato e ruffianissimo con quegli ooh-ooh inaspettati; Spectrelight, che vede per il quarto disco consecutivo la presenza di Scott Kelly dei Neurosis alla voce (segnatevelo, questo è un record), è un granitico hard-rock pompato di steroidi. Accattivante il refrain di All The Heavy Lifting, che affluisce dopo un andamento nervoso tipicamente Mastodon, mentre Stargasm sembra una scoria che vaga nello spazio staccatasi durante il trip di “The Czar” di due anni fa (e anche la title-track proviene da quelle parti). Blasteroid, dopo un disorientamento iniziale, comincia a girare che è un piacere. Prodotto da Mike Elizondo (sul suo curriculum svettano produzioni per Eminem, 50 Cent, Pink, Nelly Furtado, Maroon 5, ma di recente anche Avenged Sevenfold: ‘cazzo ci fa coi Mastodon?), “The Hunter” è anche il primo lavoro senza la firma di Paul Romano sull’artwork, stavolta opera di Aj Fosik che ha scolpito nel legno il ghigno tri-mandibolare dell’equino bionico che campeggia sulla copertina di judaspriestiana memoria. Passiamo e chiudiamo lasciando i piagnistei degli integralisti difensori della fede metallica e i tripudi salivali di chi i Mastodon li ha scoperti ieri pomeriggio ad altri lidi. Per noi “The Hunter” è un album tiepido, esaltante in certi punti, carente in altri. Bello o brutto che sia, però premiamo il grande coraggio di Hinds e soci, per questo ci schieriamo sempre dalla loro parte.
(2011, Reprise / Warner)
01 Black Tongue
02 Curl Of The Burl
03 Blasteroid
04 Stargasm
05 Octopus Has No Friend
06 All The Heavy Lifting
07 The Hunter
08 Dry Bone Valley
09 Thickening
10 Creature Lives
11 Spectrelight
12 Bedazzled Fingernails
13 The Sparrow
A cura di Marco Giarratana