Vi ricordate i Maximo Park? Bene, ogni tanto ritornano con un nuovo disco. Dopo tre lavori sostanzialmente riusciti, che non hanno disegnato una vera e propria curva ascendente ma che hanno attirato le attenzioni sulla band di Newcastle facendola arrivare velocemente oltre i confini nazionali, hanno pubblicato un nuovo disco, The National Health. Nel mezzo sono sicuramente accadute molte cose, la più interessante è l’uscita discografica solista del frontman Paul Smith che non ha fatto altro che rimarcare certi paradigmi ormai assodati della band madre. Cosa ti aspetti da un disco dei Maximo Park? Beh, praticamente quello che puoi ascoltare su “The National Health”. L’apertura delle danze viene affidata a When I Was Wild, introspettiva, funerea, ma che cela una voglia di rinascita. Ma se l’inizio è in sordina e sommesso, non si può dire lo stesso della title track a cui viene affidato il compito di gasare gli ascoltatori. Da qui in poi il disco sembra andare avanti da solo, tra episodi piuttosto riusciti ed efficaci e brani debolucci e messi strategicamente in scaletta giusto per riempire dei vuoti di tracklist poco convincenti. Probabilmente il classico ascoltatore dei Maximo Park non si aspetta un’evoluzione particolarmente complessa della band, né tantomeno il gruppo è riuscito a dimostrare di sapersi evolvere rispetto ai suoni che hanno caratterizzato le prime uscite. Il solito mix di new wave, post punk e pop che non guasta mai, garantisce alla band inglese la longevità di cui ha bisogno per restare ancorata al vostro stereo. Il disco in fin dei conti risulta un po’ anonimo, come se mancasse quel quid che riesca a giustificare una nuova uscita discografica. Smith e soci dimostrano di essere bravi, sì, ma solo all’interno del recinto musicale che si sono costruiti. In più, va sottolineato come il disco sembri concepito più in post produzione che in sala prove, sensazione che si avverte per tutta la durata della tracklist. Avrebbero potuto osare, mettersi in gioco e forse partorire un lavoro più audace e “diverso”, magari con un pizzico di personalità in più. Non è un gran disco, piuttosto un lavoro di mestiere che sottolinea le qualità musicali di una band che comincia a sembrare un tantino impaurita.
(2012, V2)
01 When I Was Wild
02 The National Health
03 Hips And Lips
04 The Undercurrents
05 Write This Down
06 Reluctant Love
07 Until The Earth Would Open
08 Banlieue
09 This Is What Becomes Of The Broken Hearted
10 Wolf Among Men
11 Take Me Home
12 Unfamiliar Places
13 Waves Of Fear
A cura di Johnny Cantamessa