Quando negli anni ’80, ai tempi d’oro della mitologica SST Records, si pronunciava il nome dei Meat Puppets, c’era gente pronta persino ad inchinarsi per rendere omaggio a quel trio di Phoenix che incarnava un bel pezzo degli ideali di indipendenza del periodo. Con il loro punk-rock di scuola hardcore, con quelle lyrics psichedeliche e visionarie opera di Curt Kirkwood, i pupazzi di carne s’erano guadagnati una certa dose di ammirazione nel sottobosco alternativo degli Stati Uniti. Poi gli anni ’90, l’infinità di band ispirate dai tre e quella pubblica dimostrazione di rispetto arrivata grazie al connubio artistico con Kurt Cobain e i suoi Nirvana. In tutto ciò, nonostante il paio di stop in cui sono incorsi nel corso della loro carriera, i Meat Puppets non hanno mai smesso di sfornare lavori ad intervalli più o meno regolari. L’ultimo in ordine d’arrivo è questo Lollipop, pubblicato per la Megaforce, che vede il ritorno dietro le pelli di Shandon Sahm, già insieme ai fratelli Kirkwood ad inizio millennio. “Lollipop” è il classico album di una band che si diverte, che ha poco o nulla da dimostrare e che possiede uno stile così cristallizzato da non dover cercare altro in giro. Le venature più sporche e il marciume psichedelico degli esordi sono, com’è ovvio che sia considerando l’anagrafe tanto della band quanto dei singoli componenti, decisamente più diradati e smussati; per questo tredicesimo lavoro in studio dei Meat Puppets a prevalere sono il folk e il country, miscelati a dovere con l’attitudine punk e la voce scanzonata di un Curt sempre ispirato. Brani come Baby Don’t, Lanter, Town, Amazing e The Spider And The Spaceship raccolgono al loro interno il campionario più classico della tradizione rurale americana, ripreso e reso puppetsiano dal lavoro ai testi e da qualche chitarra più abrasiva che compare qua e là (Orange, Way That it Are, Vile). Reputare “Lollipop” all’altezza di lavori come i due self titled (1982 e 1984) o come “Huevos” (1987) sarebbe un errore, ma continuare a ritenere i Meat Puppets una band ancora in grado di regalare sussulti è il giusto riconoscimento all’esperienza artistica dei Kirkwood.
(2011, Megaforce)
01 Incomplete
02 Orange
03 Shave It
04 Baby Don’t
05 Hour Of The Idiot
06 Lantern
07 Town
08 Damn Thing
09 Amazing
10 Way That It Are
11 Vile
12 The Spider And The Spaceship
A cura di Emanuele Brunetto