C’è stato un tempo in cui la Sub Pop era la label da cui muovevano i primi passi i giganti della scena di Seattle, l’alcova del grunge, ovvero di quella che ad oggi rappresenta l’ultima grande rivoluzione del rock. Poi nel 1996 – o giù di lì – le camicie di flanella cominciarono rapidamente a sparire dagli scaffali dei negozi, segnando in contemporanea una flessione nella curva dell’importanza storica della Sub Pop. Con gli anni, però, la creatura di Jonathan Poneman ha cominciato ad ampliare sensibilmente lo spettro dei propri assistiti, tanto per provenienza geografica quanto per generi proposti. Dall’indie-pop al post-rock, dagli Stati Uniti all’Europa, cogliendo quasi sempre nel segno. Non stupisce, dunque, che ad ogni nuova band che apponga la propria firma sull’agognato contratto sorga spontanea una certa attesa fra gli addetti ai lavori. Non da ultimo nel caso dei canadesi Memoryhouse, alle stampe con l’esordio The Slideshow Effect. Il duo da Ontario era stato presentato come assimilabile ai Beach House, neanche a dirlo altra formazione di casa Sub Pop. Vuoi per la line up ridotta all’osso, vuoi per l’accostamento uomo/donna, vuoi per il trasognato dream pop cui entrambe le band propendono. Soprattutto per quest’ultimo aspetto, sottolineiamo noi. Perché, nonostante un sound decisamente solare per gli stilemi del dream pop (ascoltare per credere le folkeggianti Punctum e Bonfire), Denise Nouvion (alla voce) ed Evan Abeele (tutto il resto) fotografano alla perfezione certe atmosfere eteree, aiutati in questo da un uso meno massiccio di quei riverberi tanto presenti in “The Years”, il loro ep d’esordio dello scorso anno. A parte The Kids Were Wrong, brano dall’incidere molto scozzese (e per scozzese intendiamo Belle And Sebastian), e la seguente All Our Wonder, con la sua melodia particolarmente orecchiabile, “The Slideshow Effect” non contiene chissà quale picco compositivo, attestandosi comunque su ottimi canali immaginifici. In questo senso, il fatto che i Memoryhouse nascano come supporto sonoro alle fotografie della Nouvion non può essere una casualità. Dimenticavamo: anche un’altra recente rivelazione del dream pop, gli inglesi Still Corners, incidono per la Sub Pop. Coincidenze (macché…) che ci piacciono assaje.
(2012, Sub Pop)
01 Little Expressionless Animals
02 The Kids Were Wrong
03 All Our Wonder
04 Punctum
05 Heirloom
06 Bonfire
07 Pale Blue
08 Walk With Me
09 Kinds Of Light
10 Old Haunts
A cura di Emanuele Brunetto