Ventiquattro, in quest’occasione, è il nostro numero perfetto. Ventiquattro sono le ore servite per registrare l’opera in oggetto. Ventiquattro sono gli anziani scolpiti all’interno della Cattedrale di Santiago de Campostela, che imbracciano soltanto degli strumenti musicali nell’interpretazione dell’Apocalisse di Giovanni. Di qui, appunto, The Musicians Of The Apocalypse: una band di amici e sodali, pronta a tessere i delicatissimi ed essenziali intrecci di questo bellissimo album.
La fine, l’ineluttabile, la morte sono certamente il fil rouge dei sette brani qui posti a colonne. Ad eccezione di Small Spaces, il minimo comune denominatore è – come già anticipato – la scheletricità delle architetture sonore: quasi rintocchi, curvature nel legno, spifferi del vento che prendono forme di corde e pelli a sostegno della voce – roca e densa – del sacerdote Micah. Anche The Sleep Of The Damned, pezzo indubbiamente più vivace, sembra cavato da un party tra sopravvissuti, piuttosto che arrangiato per esplodere in coriandoli. E che dire di The Skulls Of Christ? Voci, distorsioni, canti religiosi che si amalgamano e perdono il confine tra di essi, ponendosi a chiosa perfetta e riassuntiva di un disco pensato per essere riprodotto all’interno di una chiesa.
Ha ragione lui, come sempre, come a ogni uscita: se scaglia le sue frecce, le scaglia per distruggerti. Perché questo fa la grande musica, fanno i grandi cantautori, fanno i grandi artisti. E gli viene, per fortuna, terribilmente naturale.
(2018, Full Time Hobby)
01 I Am Looking For The Truth, Not A Knife In The Back
02 The Sleep Of The Damned
03 Fuck Your Wisdom
04 When I Shoot At You With Arrows, I Will Shoot To Destroy You
05 Small Spaces
06 My Blood Will Call Out To You From The Ground
07 The Skulls Of Christ
IN BREVE: 4/5