Che Mike Patton sia un tipo fuori dall’ordinario è cosa lapalissiana. Che Mike Patton abbia una insana passione per il nostro Paese è, anch’essa, cosa nota ai più. Perché tra cinema, vacanze, cibo e donne, Michele di tempo all’Italia ne dedica un mucchio. Così com’è risaputo il gusto, a volte un po’ strambo, del boss dell’Ipecac per generi musicali, artisti e brani non troppo in linea con la proposta musicale che da sempre fa da contraltare al suo nome. E poi, lo si conosce già da qualche anno questo progetto Mondo Cane, che – prendendo spunto dal titolo di un documentario sensazionalistico degli anni ’60 – vede il frontman dei Faith No More intento a rivisitare alcuni grandi classici della musica leggera italiana. Fa un certo effetto sentire Patton masticare la nostra lingua e, a dirla tutta, se la cava anche abbastanza bene, segno di un esercizio costante e di una vera volontà di cimentarsi con un altro idioma. Ma se un giorno qualcuno ci avesse detto che avremmo sentito l’autore di “Midlife Crisis” cantare Il cielo in una stanza o Senza fine di Gino Paoli, come avremmo reagito? Un vaffa – ne siamo certi – non lo avremmo saputo trattenere. Ebbene, possiamo tirarlo fuori, perché è così. E, oltre ai due brani citati poco sopra, sono altri nove quelli che vanno a formare la tracklist di Mondo Cane. Mister Patton non si limita a ricreare le atmosfere originali delle canzoni, puntando l’attenzione più che altro sull’aspetto prettamente melodico delle stesse, avvalendosi di un’orchestra piuttosto nutrita che gli ha consentito di carpire le sfumature più intime di ciascuna traccia. Non semplicemente cover, dunque. La prova vocale sfoderata da Mike, poi, è quanto di più surreale ci si possa attendere da un guru del rock come il soggetto in questione. Riuscita, anzi riuscitissima la performance, basterebbe socchiudere gli occhi durante l’ascolto per immaginarsi quest’italo-americano (quale non è) gonfio di nostalgia per il suo Paese, che ripete le parole di quelle canzoni tanto care agli anziani genitori. Una domanda sorge, però, spontanea: qualcuno, negli Stati Uniti, riuscirà a cogliere il significato di un lavoro del genere? Probabilmente no. Ma chissenefrega, siamo certi che lo stesso Patton l’abbia portato a compimento più per se stesso che per il pubblico. Noi, da buoni mangiaspaghetti (così come ci etichettano gli americani), ce lo godiamo questo “Mondo Cane”, felici di poter apprezzare un’ulteriore aspetto della genialità di un artistica unico.
(2010, Ipecac)
01 Il cielo in una stanza
02 Che notte!
03 Ore d’amore
04 Deep Down
05 Quello che conta
06 Urlo Negro
07 Scalinatella
08 L’uomo che non sapeva amare
09 20 km al giorno
10 Ti offro da bere
11 Senza fine
A cura di Emanuele Brunetto