Sono passati 6 anni dall’ultimo album dei Minsk. In questo tempo le voci di uno scioglimento si sono susseguite con insistenza, salvo poi dissiparsi con la riemersione della band con tre nuovi membri su sei. A scatenare illazioni sulla morte del progetto ci aveva pensato il prezzemolino Sanford Parker con la sua dipartita nel 2012, ma c’è la sua mano in cabina di regia per questo nuovo lavoro, registrazioni e mix portano la sua firma.
La rifondazione non ha leso la vena creativa del gruppo, che ha mantenuto intatta l’anima catastrofica che imbeve uno sludge-doom dilatato e carico di tensione emotiva. The Crash And The Draw è un lavoro complesso, ricco di sfumature e che richiede all’ascoltatore un grande impegno spirituale e mentale dall’alto di 75 minuti di furiose sferzate metal che, allargando le maglie, lasciano spazio a momenti di estasi trascendentale.
L’incedere dei brani è magmatico e in perenne mutazione grazie a una vena progressive da sempre presente nel corredo genetico del gruppo. Anche se il tribalismo percussivo che rese enorme “The Ritual Fires Of Abandonment” (2007) s’è diradato quasi del tutto (solo To You There Is No End lo richiama a chiare lettere), i Minsk hanno comunque assorbito un certo gelo tipico del black metal che rende il loro sound più perfido.
L’essenza del disco è racchiusa quasi tutta nella suite centrale di quasi venti minuti ripartiti in quattro movimenti, Onward Procession, un’autentica tempesta di ghiaccio che trova solo nel terzo movimento The Blue Hour un’apparente quiete che sfocia nelle risonanze tooliane di Return, The Heir.
Se lo spirito di “The Crash And The Draw” risiede in quel colosso sonoro, si incontrano altri episodi eccellenti durante il tragitto, su tutti Within And Without, puro sludge-core muscolare dal forte spirito funereo, quasi gotico; la sublime Conjunction, che ammicca alle rarefazioni degli Isis; l’impressionante rabbia di To The Garish Remembrance Of Failure che evoca le fiamme sulfuree di “Through Silver In Blood” dei Neurosis. Colpisce l’accesso melodico di The Way Is Through prima che si tramuti nell’ennesima tormenta metallica.
Formalmente inappuntabile e con una produzione che ne valorizza lo spirito feroce, “The Crash And The Draw” ha però nella spossante durata la sua unica pecca. Seppur sempre coerenti e mai prevedibili, il pericolo in cui incorrono i Minsk è il sovraccarico di strutture e concetti che appesantiscono il flusso narrativo, una leggera sfoltita avrebbe giovato all’opera nel suo complesso. Questo resta comunque un album di buona fattura da annotare tra le migliori uscite pesanti di quest’anno.
(2015, Relapse)
01 To The Initiate
02 Within And Without
03 Onward Procession I. These Longest Of Days
04 Onward Procession II. The Soil Calls
05 Onward Procession III. The Blue Hour
06 Onward Procession IV. Return, The Heir
07 Conjunction
08 The Way Is Through
09 To You There Is No End
10 To The Garish Remembrance Of Failure
11 When The Walls Fall
IN BREVE: 3,5/5