Tutti a preoccuparsi del rock in relazione ai suoi paradigmi di riferimento. Gli anni Settanta suonavano così, gli Ottanta piangevano con quelle tastiere lì, nei Novanta i nipoti dei nipoti scelofanavano i vecchi ellepì impolverati. E poi arrivano loro, i Mission Of Burma, che in sostanza mandano a raccogliere patate tutti gli storiografi del rock. Motivo? Semplice. Pubblicano una doppietta post-punk nel biennio giusto per farlo (l’ep “Signal, Calls And Marches” del 1981 e “Vs.” del 1982) e poi congelano il loro suono per oltre vent’anni tornando sulle scene nel 2004 con “ONoffON” e via via fino ad oggi con una discografia puntuale e ricca di spunti. Eccola la beffa, ecco il tilt temporale portato dalla band di Roger Miller. E oggi ancora. Unsound, il loro quinto disco sulla lunga distanza, è un episodio aggressivo, lapidario che scrosta ogni buonismo di musica popolare inscenando un ballo tribale nel fuoco del mondo moderno. Un album perfettamente post punk (stavolta in epoca post post post e ancora post) e fedele al suo titolo. “Unsound”, infatti, significa “guasto” e noi ci aggiungiamo “cacofonico”, “disturbato”, “dissonante”. Volete il solito assaggio veloce? Maledetti voi e le vostre tendenze iPoddiane. E vabbè, vi accontentiamo. Inserite il cd e skippate fino alla traccia numero quattro This Is Hi-Fi. Un pezzo da ascoltare a volume sostenuto mentre fuori impazza il caldo torrido. Canto a coro, batteria marziale di Prescott e linee di febbre elettrica dappertutto. “Questa è l’alta fedeltà!” si sgolano i Mission Of Burma e non ci poteva essere maniera migliore di fare sentire invece la dirompenza sporca e insolente della sorella “brutta”. Tutto esattamente come quando trent’anni fa, alla veglia del punk, i musicisti si presentarono con cattivi umori e cattive intenzioni al posto di tartine al salmone e simpatici aneddoti del passato. E allora pezzi come Part The Sea, Opener, Dust Devil, What They Tell Me hanno il merito sopraccitato di estrarre certi suoni dalla loro originaria capsula temporale. Un segno di grande talento e consapevolezza per i Burma a un patto però… che siano suoni spinti da nevrosi vere. Sennò, si finisce a fare a cuscinate nelle stanze d’albergo e a vestire come i Rolling Stones.
(2012, Fire)
01 Dust Devil
02 Semi-Pseudo-Sort-Of Plan
03 Sectionals In Mourning
04 This Is Hi-Fi
05 Second Television
06 Part The Sea
07 Fell–>H2O
08 ADD In Unison
09 7’s
10 What They Tell Me
11 Opener
A cura di Riccardo Marra