La recensione di The Hawk Is Bowling dei Mogwai originariamente cominciava così: La scelta del falco in copertina non è stata, per i Mogwai, casuale. Chi acquista il disco è stranito da quell’immagine. Fissando l’occhio sbarrato del rapace, infatti, si vive una sorta di ipnosi. Lui, il falco, è là, con spalle larghe, chioma elegante, composto come fosse in posa per una fotografia. In primo piano quasi fosse inquadrato da una telecamera. Certo di essere il protagonista della scena, il principe. Ma il suo sguardo nasconde una inquietudine. O forse si tratta di tristezza. Certo è che il titolo “il falco sta urlando” incuriosisce. Perché il falco non sta urlando. E’ muto. Ha il becco serrato e le sue pupille non sono iniettate né di rabbia né di dolore. Ma forse il falco sta trattenendo l’urlo, forse sta per esplodere o, meglio ancora, sta urlando dentro. Esattamente come il disco dei Mogwai “The Hawk Is Howling”: così inquieto, così sublimemente amaro, con le chitarre dei nostri che evitano l’esplosione emotiva, che la contengono, la castrano. Un disco introverso e febbrile. Proprio come il falco che sembra di stare per urlare, ma che, alla fine, non lo fa.
Sì, cominciava così la nostra recensione dell’ultimo album dei Mogwai. Ma poi vi abbiamo rinunciato. Perché? Perché chi ha percorso il viaggio Mogwai in tutti questi anni sa perfettamente che la band scozzese usa i “segni” per confonder(si)e. Non ricerca mai il concettualismo, non utilizza certo tipo di semiotica. Mescola immagini e parole senza troppe logiche. Gioca coi titoli. Non ci stupiremmo, infatti, se chiedendo a Stuart Braithwaite di commentare l’ipotesi del falco che “trattiene il suo urlo” proprio come le canzoni del disco, lui rispondesse che, quello del rapace, era solo un accidente, un sogno, un caso, un’icona vuota, praticamente nulla. Falco in disparte, dunque, che dire: sono questi di “The Hawk Is Howling” i migliori Mogwai da “Rock Action”? Probabilmente sì. Barry Burns, nell’intervista che rilasciò a Il Cibicida lo scorso anno, parlò del precedente “Mr. Beast” come: “raccolta di pezzi che suonassero bene dal vivo”. Questo “The Hawk Is Howling” sembra antiteticamente opposto: brani scuri, complessi, con strutture elaborate, cangianti, intricate. Nessuna “nettezza” come quella dell’hard-core di “Auto Rock”. Nessun languore indifeso come quello di “Zidane”. Piuttosto un doloroso viaggio nel passato di “Come On Die Young”, con quelle chilometriche canzoni amare e oniriche. Dunque Braithwaite e compagni tornano a scrivere accordi minori senza spaventarsi d’esser timbrati come “musicisti infelici per gente infelice”. Ed è così che s’affacciano composizioni come la splendida I’m Jim Morrison, I’m Dead con diversi cambi di melodia e corposa di pianoforti, tre chitarre ed una tastiera cinematografica; Daphne and the brain con xilofono, feedback e finale imploso; la densissima Local Authority, l’elettrica Scotland’s Shame, la notturna Thank you space export. Maniere forti, invece, nell’impatto devastante di Batcat (già pubblicata nell’omonimo ep e sorta di continuazione di “Glasgow Mega-Snake”), I love you, I’m going to blow up your school (vera e propria scuola Mogwai) e la conclusiva The precipite. E allora forse concettualmente non c’azzeccherà molto il mancato urlo di un falco accigliato, ma a dire il vero la band scozzese d’oggi pare assomigliarvici tremendamente. Devastante per la sua bellezza sonora, fascinosa per la sua eleganza, dolce e spietata a seconda dei casi. Sempre così scontrosa e sfuggente. Sfuggente esattamente come il falco. Dopo un po’, vola via.
(2008, Pias / Wall Of Sound)
01 I’m Jim Morrison, I’m dead
02 Batcat
03 Daphne and the brain
04 Local Authority
05 The sun smells too loud
06 Kings Meadow
07 I love you, I’m going to blow up your school
08 Scotland’s Shame
09 Thank you space expert
10 The Precipice
A cura di Riccardo Marra