Ed eccoli allo stallo del secondo album, i Money da Manchester. Dopo un esordio molto convincente e già distante tre anni nel tempo: “The Shadow Of Heaven”. Bravi ragazzi, pochi grilli per la testa e tanta carne sul fuoco, un contratto con Bella Union e la lezione appresa dai maestri che da quelle parti, nel Nord dell’Inghilterra, hanno rapidamente fatto la storia della musica rock.
La band di Jamie Lee, tra i più ispirati songwriter della new generation britannica, spara tutt’altro che a salve col solidissimo Suicide Songs: bignami pop rock di pregevolissima fattura e non semplicissima assimilazione. Ma che goduria, ragazzi. C’è abbastanza talento da mettere K.O. buona parte d’improvvisate next sensation, abbastanza struttura da intravedere un grande classico nel prossimo futuro, abbastanza poesia da scegliere, alla fine, di non buttarsi affatto giù – come nel best seller di Nick Hornby.
Il terzetto – orfano ormai del dimissionario bassista Scott Beaman – consolida la propria identità attraverso lunghe ballads (I Am The Lord, All My Life, l’eccezionale Night Came) e classici istantanei come le splendide You Look Like A Sad Painting On Both Sides Of The Sky, Suicide Song e Hopeless World, ereditando un patrimonio genetico che va dagli Echo & The Bunnymen ai Coldplay, dagli Smiths agli U2 sino ai più recenti concittadini WU LYF.
Pop, per dirlo in una parola: nobile e stylish come solo in U.K. sanno immaginarlo, riconoscibile e multiforme sullo stesso piano, evocativo e a tratti rude senza il bisogno di chiedere permesso. Pop, per dirlo in una parola. Se il Duca Bianco fosse stato ancora in vita, avrebbe di certo teso l’orecchio con interesse all’ottimo “Suicide Songs”.
(2016, Bella Union)
01 I Am The Lord
02 I’m Not Here
03 You Look Like A Sad Painting On Both Sides Of The Sky
04 Night Came
05 Suicide Song
06 Hopeless World
07 I’ll Be The Night
08 All My Life
09 A Cocaine Christmas And An Alcoholic’s New Year
IN BREVE: 3,5/5