Dopo un esordio straordinario come non se ne vedevano da anni in Italia, per Francesco Motta confermarsi era davvero complicato: già, perché il precedente “La fine dei vent’anni” aveva una tracklist piena di brani difficili da dimenticare per bellezza e immediatezza.
Dopo un tour estenuante, per Vivere o morire, il secondo episodio della sua carriera solista, l’ex Criminal Jokers adotta la strategia giusta: poche canzoni, minutaggio breve, ma un livello medio qualitativo che rimane alto e fa vincere anche in questo caso la scommessa al cantautore livornese. Impossibile non partire dall’inizio: Ed è quasi come essere felice è un’inquietante, oscura e straordinaria rasoiata al cuore, che raggiunge picchi emozionali altissimi anche grazie a un eccellente suono in fase di produzione, figlio della nuova, riuscita collaborazione con Taketo Gohara.
Che Motta sia però il menestrello del quale l’Italia musicale ha bisogno nell’anno 2018 lo si capisce dal successivo tris di canzoni: Quello che siamo diventati, Vivere o morire e La nostra ultima canzone coniugano freschezza e un songwriting brillante che sposa al meglio la tradizione musicale italiana. La seconda parte del disco – pur non toccando i picchi qualitativi della prima – funziona bene: l’intima Chissà dove sarai e la scanzonata Per amore e basta viaggiano entrambe ben oltre la sufficienza, e lo stesso discorso si può fare per E poi ci pensi un po’ e La prima volta.
Bene, benissimo anche Mi parli di te, degna conclusione di un album che ci consegna un Motta più maturo, introverso e ora emancipato da Riccardo Sinigallia, il cui apporto era risultato fondamentale in passato: il ragazzo è cresciuto, ed è cresciuto bene.
(2018, Sugar)
01 Ed è quasi come essere felice
02 Quello che siamo diventati
03 Vivere o morire
04 La nostra ultima canzone
05 Chissà dove sarai
06 Per amore e basta
07 La prima volta
08 E poi ci pensi un po’
09 Mi parli di te
IN BREVE: 4/5