Gennaio รจ il mese in cui l’industria discografica riscalda padelle e fornelli in vista dei piatti forti che verranno serviti durante l’anno. I nostri lettori capiranno quindi per quale motivo ci occupiamo dell’omonimo album dei Mudvayne, il quinto di inediti in studio, uscito per Bullygoat Records nel novembre scorso. Sopravvissuti non senza boccheggiare alla fisiologica ecatombe che ha colpito quasi per intero il pianeta che la critica ha imposto al pubblico col nome di โnu-metalโ (includendovi anche formazioni che col metal non hanno mai avuto nulla da spartire), col tempo i quattro di Peoria hanno dimostrato ogni limite e la loro conseguente incapacitร di far evolvere al passo coi tempi la loro proposta. Che in principio, ad onor di veritร , si mostrรฒ interessante con quei due bellissimi lavori quali sono โLD50โ e โThe End Of All Things To Comeโ. Dopodichรฉ la loro musica รจ andata qualitativamente degradandosi fino a giungere al pessimo โThe New Gameโ del 2008, di cui riferimmo in termini tutt’altro che lusinghieri proprio su queste pagine telematiche. Le cose conย Mudvayne non รจ che cambino di molto. Il loro rimane un hard-rock moderno e muscolare, che tenta qui e lร il balzo melodico senza perรฒ eccellere nei risultati conseguiti. Ricordarci, da qui a tre mesi, del ritornello diย Beautiful And Strange (il cui attacco pare catapultarci nell’efferatezza post-pantera degli esordi) o diย Scream With Me (che รจ il solito brano mid-tempo che i Mudvayne tentano di riciclare ad ogni uscita, cosรฌ comeย Beyond The Pale) non sarร facile. Va dato atto a Chad Gray e soci che non si toccano i liquami creativi di โThe New Gameโ: le botte di unaย Heard It Before (che richiama i Damageplan del mai dimenticato Dimebag Darrell) o di unaย I Can’t Wait, che tracciano un perimetro di fuoco e metallo al centro della tracklist, lรฌ non c’erano. Quindi sentirli rispolverare una certa cattiveria non ci dispiace affatto. Ma poi si beccano episodi molli comeย All Talk, che alterna in maniera pessima variazioni di tempo aggiungendovi ricami alla Metallica per niente adatti allo stile della band; oppureย Closer, canzonucola che coniuga malamente il groove degli Static-X con una vena pop di uno di quegli esperimenti di marketing che venivano spacciati per nuove band nu-metal nel momento d’apogeo commerciale. C’รจย Out To Pasture superflua e strutturalmente senza criterio col refrain (?) ostinatamente dissonante, e fatto quindi male. Eย Dead Inside dovrebbe essere il tetro e desertico atto sul quale cala il sipario, ma รจ un misto tra qualcosa fatto coi piedi dagli Staind e dagli Incubus piรน banali. Ritrovarsi a questo punto con soli due, tre episodi rilevanti (ma che posti in confronto con ciรฒ che il 2009 ci ha dato sono microscopici granelli di polvere) in un disco che include undici tracce non puรฒ che indurci ad un severo giudizio a riguardo. Continuiamo a nutrire seri dubbi sul bisogno che la musica abbia dei Mudvayne, del loro intento oltranzista di proseguire una carriera che si sta facendo davvero imbarazzante. Non pungono in aggressivitร (a parte i due brani menzionati sopra), da un punto di vista lirico i testi sono robetta da quattordicenni rinchiusi in cantina, nelle vendite non ci pare che spopolino piรน di tanto. Insomma, un atto eco-sostenibile che li fermi una volta per tutte nel produrre pattume sonoro sarebbe, da parte loro, assolutamente pregevole.
(2009, Bullygoat)
01 Beautiful And Strange
02 1000 Mile Journey
03 Scream With Me
04 Closer
05 Heard It Before
06 I Can’t Wait
07 Beyond The Pale
08 All Talk
09 Out To Pasture
10 Burn The Bridge
11 Dead Inside
A cura di Marco Giarratana